La quarantena è finita, il periodo di reclusione in casa è stato vissuto da ciascuno di noi in modi diversi, con più o meno facilità, con momenti di disagio, di noia, di conflitto con le persone che con noi hanno condiviso queste settimane.
C’è però una categoria di persone più fragili, che in molti casi hanno visto peggiorare la loro situazione. Sono le donne vittima di violenza domestica.
La violenza contro le donne durante il lockdown
La cattività in alcuni casi ha aumentato il livello di violenza nelle case, e allo stesso tempo ha reso ancora più difficile denunciare, costringendo le vittime in casa insieme ai loro carnefici.
Lo denuncia Amnesty International Italia: “Susy (8 maggio), Marisa (5 maggio), Alessandra (19 aprile), Maria Angela (16 aprile), Viviana (6 aprile), Gina (2 aprile), Lorena (31 marzo), Rossella (19 marzo), Bruna (13 marzo), Barbara (10 marzo), Larisa (4 marzo) non sono morte a causa del coronavirus o in quelli che qualcuno ha definito “drammi da convivenza forzata”: sono state uccise da uomini che rifiutano l’idea che le donne possano prendere decisioni autonomamente, in particolare sulle loro relazioni”.
11 vittime in poche settimane, 11 donne incolpevoli, uccise nelle loro case, da un familiare, da qualcuno che diceva di amarle.
I dati della violenza contro le donne in Italia
Secondo la rilevazione dati curata da Paola Sdao e Sigrid Pisanu dei centri “Di.Re. Contro la violenza”, sono 2.956 le donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza della rete D.i.Re tra il 6 aprile e il 3 maggio 2020. Di queste, 979 sono donne che si sono rivolte a un centro D.i.Re per la prima volta, il 33% del totale.
Questi dati fanno segnare un preoccupante aumento di richieste di aiuto, +79,9%, se lo si confronta con il dato medio mensile del 2018, pari a 1643.
In Italia la violenza di genere continua ad essere un fenomeno strutturale, troppo spesso sottovalutato, o derubricato a dramma familiare, a raptus di follia. I centri antiviolenza sono un supporto fondamentale, ma è necessario favorire le modalità di denuncia degli aggressori e di protezione delle vittime, mettendo loro a disposizione luoghi sicuri.
E’ necessario anche e soprattutto un profondo lavoro di educazione al rispetto delle donne che deve essere fatto a tutti i livelli, attraverso la famiglia, la società, i media, le istituzioni.
Che cosa fare se si ha bisogno di aiuto?
Se si è vittima di violenza e si ha bisogno di aiuto contattare il numero gratuito 1522, servizio promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità che offre anche la possibilità di chat per chi non potesse parlare.
Si possono anche contattare i centri antiviolenza della rete Di.Re e di Differenza Donna, quest’ultima offre anche sostegno legale.
Inoltre, anche l’Italia ha lanciato l’iniziativa “mascherina 1522“, una frase che le vittime di violenza domestica possono utilizzare nelle farmacie per ricevere informazioni o essere aiutate.