L’8 maggio scorso, una studentessa è stata avvicinata alla fermata dell’autobus in via della Magliana a Roma da un uomo, Simone Borgese, 39 anni, che le ha chiesto indicazioni stradali. Con la scusa di avere bisogno di aiuto per raggiungere il Raccordo e mostrando il cellulare scarico, Borgese ha convinto la giovane a salire in macchina.
Una volta a bordo, l’uomo ha simulato una telefonata e ha cominciato a fare avance insistenti. Ha quindi portato la ragazza in una zona isolata, dove l’ha aggredita sessualmente. Dopo la violenza, Borgese le ha restituito il cellulare e l’ha riaccompagnata nei pressi di Villa Bonelli.
Gli investigatori del Distretto San Giovanni, grazie alle descrizioni fornite dalla vittima e alle immagini delle telecamere di sorveglianza lungo il percorso, sono riusciti a rintracciare e identificare Borgese. La ragazza ha poi riconosciuto l’aggressore tra le foto mostrate dalla polizia.
Borgese, già noto alle forze dell’ordine per reati simili, è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Nel 2015, era stato condannato a sette anni di carcere per aver violentato e rapinato una tassista, dopo averla colpita con un pugno al volto. Anche questo attacco era avvenuto l’8 maggio, evidenziando un preoccupante schema nella scelta delle date.
Nel 2022, Borgese è stato condannato a ulteriori 2 anni e 10 mesi per aver abusato di una 17enne in un ascensore a Roma nel 2014. La giovane lo aveva riconosciuto dalle foto diffuse dopo l’aggressione alla tassista.
La madre di Borgese, commentando le sue vicende giudiziarie, ha affermato che suo figlio “doveva pagare” ma ha respinto l’idea che fosse un mostro, attribuendo i suoi comportamenti a una difficile infanzia segnata dalla convivenza con un padre alcolizzato e violento.