Valditara, femminicidio e migranti: Elena Cecchettin non ci stà

Elena Cecchettin si scaglia contro il governo dopo l’affondo di Valditara su femminicidi e migranti

Valditara femminicidio Cecchettin

È polemica sulle parole pronunciate da Giuseppe Valditara sul femminicidio e i migranti, alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. Ogni anno, centinaia di donne perdono la vita in Italia per mano di chi sostiene di amarle. La violenza di genere è una tragedia che lacera le famiglie, la società, e il senso stesso di giustizia. Eppure, anche di fronte all’ennesimo grido d’allarme, c’è chi preferisce banalizzare o, peggio, strumentalizzare questo dramma.

Giulia Cecchettin e il femminicidio: una ferita aperta

Alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin – nata per ricordare il femminicidio di sua sorella, la 22enne brutalmente uccisa nel 2023 dal suo ex fidanzato, un giovane italiano, bianco e “per bene” – il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha affermato in un videomessaggio trasmesso alla Camera che il patriarcato, «almeno come fenomeno giuridico», non esiste più. E ha aggiunto che i fenomeni di violenza sessuale sono un risultato che «discende in qualche modo dall’immigrazione illegale». Parole che hanno scatenato un coro di indignazione bipartisan, oltre alla ferma reazione della famiglia Cecchettin.

Il femminicidio della sorella e lo sfogo di Elena Cecchettin

Nonostante il coro di critiche dai banchi delle opposizioni, Valditara non arretra. Anzi, nel pomeriggio pubblica una nota in cui rivendica le parole pronunciate poche ore prima. Elena, sorella di Giulia, non ci sta: «Cosa ha fatto il governo oltre a un dépliant? Perché devono essere sempre le famiglie delle vittime a raccogliere i pezzi e a costruire qualcosa per il futuro?». Le sue parole risuonano come un appello accorato, un invito a prendere sul serio una battaglia che riguarda tutti. «Mio padre ha raccolto i pezzi di due anni di dolore e ha messo insieme una cosa enorme. Per aiutare le famiglie, le donne a prevenire la violenza di genere e ad aiutare chi è già in situazioni di abuso».

Femminicidio: una realtà che non si può ignorare

I dati parlano chiaro: oltre l’80% dei femminicidi in Italia è commesso da cittadini italiani. La statistica è basata sui dati ufficiali forniti dalle forze dell’ordine e dalle istituzioni, che monitorano i crimini violenti, in particolare quelli che coinvolgono le donne. Questo dato smentisce una narrativa che spesso tenta di legare il fenomeno della violenza di genere all’immigrazione, evidenziando invece che si tratta di un problema prevalentemente interno e culturale. La violenza di genere non ha colore né confini geografici, ma affonda le sue radici in un maschilismo strutturale che va affrontato con azioni concrete, non con slogan o propaganda.

La fondazione Giulia Cecchettin: un faro di speranza

Nel mezzo del dolore, il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha creato una fondazione per aiutare le donne e le famiglie a prevenire la violenza e supportare chi vive situazioni di abuso. Un esempio di resilienza e impegno civile, che però non può restare un caso isolato. Il vero nodo della questione è che per combattere la violenza sulle donne servono educazione, leggi più severe e risorse adeguate per i centri antiviolenza. Soprattutto, serve riconoscere che il problema non è altro da noi, ma radicato nelle pieghe della nostra cultura. Minimizzare o deviare l’attenzione non farà che perpetuare questo ciclo di sofferenza.

Un invito a riflettere

A lotta contro i femminicidi non è una questione ideologica, né un’occasione per fare polemica politica: è una sfida che riguarda il cuore della nostra società. A chi ha il potere di cambiare le cose, si chiede una sola cosa: agire.

Se non ora, quando?