Raccontare significa affidarsi a un inizio, uno sviluppo e a una fine, fare un film dovrebbe essere la stessa cosa. E’ possibile spostare, in stile Tarantino, le parti ma il filo di un discorso non andrebbe mai perso. Jean Luc Godard ha avuto il coraggio di sovvertire la regola inventando un linguaggio vero e proprio. La forza del regista francese è quella di essere diventato qualcosa che non ammette risposta. Questa divertentissima qualità però non l’ha riparato da produrre, spesso, cose incomprensibili e molto noiose. La prima parte della carriera di Godard è certamente la migliore. Un periodo dove il regista gira per Parigi raccontando storie di perdenti che si rivolgono allo spettatore si è trasformato in un movimento filmico di assoluto rispetto. Dopo quella stagione di rottura che ha partorito ottimi titoli le svolte del regista, si sono fatte molto personali e i film le hanno seguite.
Questa è la mia vita 1962
Commessa confusa diventa una passeggiatrice con protettore al seguito. Il pappa la guida come fosse una marionetta arrivando perfino a venderla, ma il prezzo concordato con il cliente non viene rispettato e nascono i problemi. Quarto film di Godard è un ritratto coerente di una donna incoerente. Il regista divide la vicenda in capitoli associando dipinti dal valore simbolico a ogni segmento. Nanà, la protagonista, si commuove e sorride con una leggerezza incoerente; ha rapporti particolari con tutti mentre cerca, senza trovarla, la vera se stessa. Un’opera disunita che cambia approccio in maniera coerente al fine di trasmettere la condizione umana in cui vive una persona che non riesce ad accettarso . Questa è la mia vita rimane uno dei film migliori del regista per la sua capacità di unire il suo stile alla personalità della protagonista.
La cinese 1967
Parigi anni 60 . Figli di papà con l’hobby della rivoluzione discutono su come applicare la dottrina maoista al mondo intero. Si propone un assassinio come inizio di un cammino verso la liberazione del pensiero. La cinese è un film interessante per la sua capacità di anticipare le contestazioni mostrando tutti i limiti di studenti in cerca d’autore. Godard è bravo a rendere il film uno spaccato neorealista di quello che sarebbero stati i gruppi negli anni successivi. Annoiato e disunito come i suoi protagonisti, si fa apprezzare per la sua realtà oltre che per un ottimo lavoro psicologico. La regia propone lo stile classico del maestro seguendo in maniera atipica una vicenda che rappresentava la vita in quel tempo. La cinese è la fotografia più nitida di borghesi annoiati in attesa di crescere.
Crepa padrone va tutto bene 1972
Coppia d’intellettuali viene sequestrata da alcuni sindacalisti durante uno sciopero ad oltranza. I due, un regista di nicchia e una giornalista americana, saranno coinvolti nelle dispute tra la corrente oltranzista e quella disposta al compromesso. Come ne La cinese Godard continua la sua analisi di privilegiati tra i mortali. Gli intellettuali, in crisi amorosa, vivranno il tutto come esperienza dialogando con gli operai e fingendo un interesse a gettone per le loro istanze. Erroneamente creduto didascalico e politico, Crepa … è un’altra istantanea che il regista scatta di un tempo, mostrando le didascalie e le banalità di una classe intellettuale ferma ancora alla contestazione degli anni precedenti. L’amore tra la coppia protagonista potrebbe rinascere grazie ad un’esperienza umana che però non li tocca minimante se non come un inatteso fastidio. Lo stile è il classico del regista che per dare un seguito ideale ai suoi film politici mantiene la superficialità delle idee intatta. Un film poco compreso e molto equivocato che propone con coerenza l’idea di una classe sociale cresciuta solo sulla carta.
Bande à part 1963
Terzetto di ragazzini annoiati bighellona per la Parigi degli anni sessanta. Arthur Franz e la bella Elodie passano le giornate schiavi di una noia creativa che li rende indifferenti a qualsiasi cosa. I nichilisti in erba decidono di rapinare la villa dove la zia di Elodie tiene il malloppo. La ragazza, connivente con i due spasimanti, fornisce ogni dettaglio per il colpo e li accompagna in questa iperbolica avventura criminosa. Il furto non va come previsto e i tre criminali dovranno affrontare destini diversi. A Band a part è uno dei film più lineari di Godard che, partendo da una trama noir, accompagna lo spettatore attraverso le abitudini della gioventù descrivendone l’indole poco chiara. Ancora una volta il maestro affronta personaggi in cerca d’autore, anime irrisolte e capaci solo di vivere istanti. Non fanno progetti a lungo termine i protagonisti del film e ogni scelta è soggetta a cambiamenti immediati. Una malinconia passionale totalmente padrona della scena che il regista descrive con un disinteresse proprio del grande narratore.