Monsieur Landmiral è un anziano pittore che vive nella campagna francese del 1912. L’uomo trascorre le sue giornate tra i ricordi e le riflessioni fingendo dii non sentire il tempo che passa. Vedovo e poco incline alla socializzazione Landmiral ha come unica compagnia, oltre alle sue tele, una perpetua molto devota. Come ogni domenica arriva a fargli visita il figlio con la famiglia. L’artista, che preferisce una quiete silenziosa a Parigi accoglie tutti con grande soddisfazione nonostante alcuni gesti quotidiani, come una semplice passeggiata, comincino a farsi pensati. La giornata procede lenta e serena tra riflessioni e sorrisi ai nipoti ma lo spettro di una fine non riesce ad abbandonare la mente dell’uomo.
Una domenica in campagna è un film del regista francese Bertrand Taveriner. Deliziosamente garbata la vicenda crea atmosfere tra Cechov e Bergman mettendo in scena il confronto generazionale in una famiglia del ventesimo secolo. Ladmiral è un uomo di cultura che è stato testimone di grandi rinnovamenti ma si rende di conto come l’età avanzata attenui la sua curiosità verso qualsiasi progresso. Il figlio è un individuo impettito e schiavo delle convenzioni, intrappolato in un matrimonio arrivato per caso che trascina accanto a una moglie simile e poco coerente. Durante la giornata l’arrivo della sorella minore, persona dinamica e proiettata al futuro permette a tutti i personaggi di rivedere alcune delle loro certezza.
Sceneggiato in maniera delicata e profonda il film ha come punto di forza la regia di Tavernier che accompagna gli attori simulando una giornata in divenire. Senza una trama precisa Una domenica in campagna procede quieto costruendo ulteriori ricordi, forse gli ultimi, per il pittore che dovrà accettare la sua condizione di uomo del passato. Sullo schermo va la felicità delle piccole cose e un’idea di quanto sia necessario accontentarsi. La riflessione sul tempo che il regista propone è costruita attraverso una cura nella psicologia dei personaggi e delle loro diversità che annulla la coerenza.
Un cinema completo quello di Tavernier in grado di proporre domande senza risposta dalla bocca di uomini e donne diversi ma accomunati da una rassegnazione positiva alle fasi della vita. Un film che emoziona senza parlare di emozioni. Dal vecchio genitore che realizza quanto i figli siano importanti alla ragazza futurista passando per il figlio la morale sembra essere quanto esista un tempo per ogni cosa.