Una giovane mamma di 34 anni perde la vita, un camion la investe travolgendola in pieno, in viale Renato Serra a Milano, mentre accompagnava i suoi due figli, di appena un anno, nel passeggino insieme alla nonna. Una scena straziante, una tragedia che avrebbe potuto e dovuto essere evitata. Milano, una città che dovrebbe essere simbolo di progresso e vivibilità, si ritrova ancora una volta a piangere una vittima della violenza stradale.
Mamma investita a Milano salva i figli: giornata di lutto
L’autista del mezzo pesante, fuggito subito dopo l’incidente, è stato arrestato mentre cercava di lasciare la città. Ma l’arresto non cancella il dolore, la rabbia e il senso di impotenza che si respirano tra le strade di Milano. I collettivi e le associazioni di sicurezza stradale hanno subito alzato la voce: “È un atto di violenza stradale. Riflettiamo sulla responsabilità che abbiamo ogni volta che ci mettiamo alla guida”.
La proposta che arriva da queste organizzazioni è chiara: una giornata di lutto cittadino e il blocco totale del traffico per sabato 21 o domenica 22 dicembre. Non solo. Si chiede al Governo di rendere obbligatori i sensori salva-persone per i mezzi pesanti, una misura di sicurezza che potrebbe salvare vite ogni giorno.
Milano una città insicura a 50 km/h
Questo tragico evento riaccende il dibattito sulla sicurezza stradale e sulla velocità nelle aree urbane. Carlo Monguzzi, consigliere comunale dei Verdi, ha sottolineato l’importanza di ridurre il limite di velocità a 30 chilometri all’ora in tutta la città: “Milano è troppo veloce e diventa inevitabilmente insicura. A Bologna, il limite di 30 km/h ha ridotto significativamente gli incidenti mortali. Funziona. Dobbiamo riproporre la richiesta senza cercare scuse”.
L’idea di una “città a 30” non è nuova, ma fatica a trovare applicazione nonostante le evidenze. I dati dimostrano che abbassare la velocità non solo riduce gli incidenti, ma aumenta anche la qualità della vita, rendendo le strade più sicure per pedoni e ciclisti.
La responsabilità collettiva
Questa tragedia ci costringe a riflettere su un problema che non è solo individuale, ma strutturale e collettivo. Come possiamo tollerare che le nostre strade, spazi pubblici dove tutti dovremmo sentirci al sicuro, si trasformino in scenari di morte? Non è più accettabile rimandare decisioni cruciali in nome di una mobilità veloce e frenetica.
La morte di questa madre ci interpella tutti: cittadini, amministratori e istituzioni. La richiesta di una giornata di lutto cittadino non è solo un modo per onorare la sua memoria, ma anche un grido d’allarme per chiedere un cambiamento radicale. Dobbiamo ridisegnare le nostre strade e il nostro modo di viverle, dando priorità alla sicurezza e alla vita.
E ora, che fare?
È il momento di agire. Il blocco del traffico può essere un segnale simbolico forte, ma le soluzioni devono andare oltre. Servono misure strutturali: limiti di velocità più bassi, sensori obbligatori per i mezzi pesanti, incroci progettati per proteggere i più deboli, campagne di sensibilizzazione per una guida responsabile.
Milano deve diventare una città modello, dove la sicurezza non è un optional. Non possiamo più accettare che le vite di pedoni, ciclisti e bambini siano messe a rischio ogni giorno. Il cambiamento è possibile, ma richiede volontà politica e l’impegno di tutti.
Fermiamoci. Riflettiamo. Cambiamo.