Il 29 marzo un attacco missilistico ucraino ha colpito nel porto di Sebastopoli due grandi navi da sbarco ed una nave-spia russa ed ha centrato una struttura di comando e controllo della Flotta Russa del Mar Nero. Sempre a Sebastopoli, questa notte una cabina elettrica è stata fatta saltare in aria e mezza città ora è priva di corrente elettrica. Alla lunga lista degli impianti di raffineria russi colpiti dai droni nell’ultimo mese si aggiungono oggi il complesso industriale di Taneco per la produzione di derivati del petrolio e la fabbrica di droni di Yelabuga, situati entrambi nel Tatarstan, a più di 1.000 km dal fronte ucraino. Il 30 di marzo, un attacco meccanizzato russo in grande stile nell’area di Tonenke, a circa una quindicina di chilometri a ovest di Avdiivka – una cittadina-fortezza recentemente conquistata dai russi al prezzo di perdite disastrose – è stato respinto con grandi perdite: la Russia ha usato 36 carri armati e 12 blindati d’assalto ed ha dovuto ritirarsi dopo avere perduto 12 tank e 8 blindati. Quanto sopra descritto non vuole essere un “pillola di ottimismo” per i sostenitori della causa ucraina, la quale – inutile nasconderselo – si trova in questo momento in grande difficoltà. Quanto detto serve come paradigma per ipotizzare un possibile scenario per gli anni a venire. Questo scenario si compone di quattro fattori:
1) l’Ucraina in postura di “difesa distruttiva”. Kyiv rinuncia a controffensive e riconquiste, lavora alacremente a costruire linee difensive robuste ed impegna le truppe del Cremlino all’attacco infliggendogli gravi perdite. Le riserve di tank e blindati russi non sono un pozzo senza fondo, neppure la Russia può permettersi di perdere 20 mezzi corazzati ad ogni piè sospinto per un attacco meramente tattico come quello tentato a Tonenke il 30 marzo, né può pensare di perdere 16.000 uomini ogni volta che tenta di conquistare una cittadina di poco peso strategico come è avvenuto ad Avdiivka;
2) l’Europa inizia il riarmo. Un rinnovato impegno francese è in corso e, al netto della polemica sul rifiuto tedesco si fornire i missili Taurus, la Germania sta producendo un grande impegno economico – attualmente più di chiunque altro – nei confronti di Kyiv. Insomma l’Europa, con colpevole lentezza, sta entrando in un’ottica di sviluppo del suo complesso militare-industriale. Citiamo marginalmente il fatto che una fornitura bellica significativa all’Ucraina da parte degli Stati Uniti è ancora possibile, anche se forse non delle dimensioni pensate dall’Amministrazione Biden;
3) l’Ucraina ed i Paesi che la sostengono chiudono il gap tecnologico. Nelle guerre moderne probabilmente non esiste l’arma risolutiva, ma una serie di armi tecnologicamente avanzate possono fare una notevole differenza sul terreno. Se l’Ucraina riuscirà ad entrare in possesso di un numero decente di sistemi antiaerei “Patriot”, di velivoli da combattimento e di blindati moderni e soprattutto di una quantità almeno sufficiente di missili antiaerei e proiettili di artiglieria, le possibilità del Cremlino di realizzare i propri obiettivi diminuirebbero notevolmente.
4) il sistema delle sanzioni aumenta la sua efficacia. E’ ancora presto per capire gli effetti dell’istituzione delle sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti; per ora vediamo forti diminuzioni dell’interscambio russo con la Turchia e dell’export petrolifero verso l’India, ma serviranno ulteriori conferme di questo andamento per i prossimi mesi. Si può comunque dire che il sistema delle sanzioni è suscettibile di essere ancora largamente implementato in futuro.
Riassumendo: se la Russia dovesse ritrovarsi negli anni a venire (il processo di cui parliamo non è realizzabile a breve) in una situazione in cui non riesce ad avanzare e subisce forti perdite sul campo di battaglia mentre viene colpita duramente nel proprio sistema industriale e si ritrova con un’economia duramente debilitata dal sistema delle sanzioni, allora tutto questo potrebbe cambiare di molto le sorti della Guerra d’Ucraina. Questo scenario potrebbe essere già stato ipotizzato dal Cremlino. Se così fosse per la Russia sarebbe necessario attaccare oggi, subito, nel 2024, in modo di anticipare le conseguenze di una guerra protratta che abbiamo sommariamente tentato di descrivere. Per questo molti analisti attendono il tentativo russo di dare la “grande spallata” nel corso dei prossimi mesi. Mesi cruciali per il futuro dell’Ucraina e dei Paesi che la sostengono.
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