“La stanchezza occidentale per l’Ucraina crescerà”, ha dichiarato ieri Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino. A corroborare questa previsione le cronache ci presentano due fatti nuovi: la vittoria di Robert Fico – leader da sempre contrario alle forniture di armi a Kyiv – alle elezioni in Slovacchia e le parole dello speaker Repubblicano alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, Kevin McCarty, il quale ha dichiarato che il futuro Congresso degli Stati Uniti non firmerà “un assegno in bianco” per l’Ucraina.
La guerra potrebbe durare anni
Le fredde statistiche ci dicono che una guerra che supera l’anno di durata ha molte probabilità di estendersi per molti anni a venire.Questo andamento può trovare una sua spiegazione se osserviamo come le guerre tra eserciti campali inizino normalmente con grandi movimenti sul terreno per poi rallentare e divenire molto più statiche.Nella fase iniziale di una guerra l’aggressore punta sul fattore sorpresa e, di solito, raggiunge buoni traguardi territoriali approfittando dell’impreparazione avversaria. Se chi è attaccato riesce però a contenere l’urto iniziale dell’invasore ed a stabilire una robusta linea difensiva l’effetto sorpresa dell’attaccante svanisce, i guadagni territoriali si fanno impercettibili, il fronte si stabilizza; inizia quindi una lunga guerra di usura. (Per questo è accaduto molte volte in passato che la promessa di una guerra breve che l’attaccante spesso fa ai propri soldati – simboleggiato dalla frase: “a casa entro Natale” – non si realizzi affatto).
Un esempio in questo senso può essere preso dall’invasione tedesca della Francia durante la I Guerra Mondiale. La Germania sorprende l’esercito francese penetrando il suo territorio attraverso il Belgio. La Grande Ruota, la manovra avvolgente da nord per poi puntare su Parigi, trova lo Stato Maggiore Francese del tutto impreparato. Prese alla sprovvista, le truppe francesi inizialmente non collezioneranno che sconfitte, l’unica cosa che riusciranno a fare – e che salverà Parigi – sarà quella di riuscire a ritirarsi ordinatamente di fronte ad ogni avanzata nemica. Successivamente, una serie di battaglie lungo il fiume Marna fermerà l’esercito tedesco. Quella che nella mente dei generali del Kaiser era una rapida invasione della Francia diventerà negli anni successivi una spaventosa guerra di usura, la cui staticità troverà una calzante descrizione nel titolo del libro di Erich Maria Remarque: “Niente di nuovo sul Fronte Occidentale”.
Un altro esempio di quanto proviamo a descrivere – tratto questa volta dalla II Guerra Mondiale – è l’ “Operazione Barbarossa”, cioè l’invasione dell’esercito hitleriano della Russia Sovietica. Il balzo in avanti delle armate tedesche – iniziato il 22 giugno 1941 – è inizialmente rapidissimo e inarrestabile: a fine novembre le truppe sono a trenta chilometri da Mosca. Ma lì si fermeranno: Stalin a quel punto è riuscito a creare un fronte difensivo che va da Leningrado a Rostov. Inizierà qui il lungo, estenuante riflusso delle armate del Terzo Reich che porterà i russi a conquistare Berlino quattro anni dopo.
Pur con tutte le cautele del caso – prendere per oro colato questo o quell’avvenimento storico non è mai saggio – la guerra d’Ucraina sembra avere un andamento simile a quanto fin qui descritto. Dopo le conquiste russe iniziali e le successive riconquiste ucraine di circa metà dei territori precedentemente occupati, la guerra in Ucraina si è trasformata da una guerra di manovra in una guerra di usura – nel corso del 2023 nessuno dei contendenti ha fin qui ottenuto conquiste territoriali di rilievo – e quindi promette, come tutte le guerre di usura, di essere una lunga guerra.
La Russia spera nella stanchezza degli occidentali
La Russia probabilmente punta sulla stanchezza occidentale di fronte ad un impegno a favore dell’Ucraina che si prospetta anch’esso lungo ed oneroso. Il nuovo Premier slovacco incaricato, Robert Fico, a poche ore dalla vittoria elettorale ha dichiarato che “La Slovenia ha problemi maggiori che non (siano) l’Ucraina”. Lo speaker dei rappresentanti Repubblicani alla Camera USA ha detto ieri: “L’Ucraina è importante, ma allo stesso tempo non può essere l’unica cosa di cui ci occupiamo”. Parallelamente questi due leader hanno segnalato la protezione delle frontiere dall’immigrazione selvaggia come un elemento prioritario per l’interesse dei loro Stati. Senza entrare nel merito di queste dichiarazioni, è comunque un fatto che queste notizie risuonino gradevoli alle orecchie del Cremlino.
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