Non cerca certo di indorare la pillola il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Ucraino nell’intervista che ha rilasciato il primo di Novembre all’ “Economist”. “La situazione in prima linea è arrivata a un punto morto” – “Molto probabilmente non ci sarà alcun meraviglioso e profondo sfondamento” – “Come nella prima guerra mondiale abbiamo raggiunto un livello di tecnologia militare che porta allo stallo”. Poi la fredda conclusione, che il Generale ha voluto ribadire sul suo sito twitter personale: “Il pericolo di passare ad una guerra di posizione rappresenta una seria sfida per l’Ucraina. Il prolungamento (della guerra) va a favore del nemico, perché gli darà l’opportunità di ricostruire ed aumentare le sue capacità militari”. La sintetica chiarezza con cui il Generale Zaluzhny esprime le sue idee rende pressoché inutile il lavoro dei commentatori. Non resta che seguire il filo dei suoi ragionamenti.
Zaluzhnyi dichiara quale è stato il suo errore: quello di pensare che la Russia potesse essere scoraggiata dalle gravi perdite subite. “La Russia ha perso 150.000 uomini. In qualsiasi altro Paese un numero tale di vittime avrebbe fermato la guerra.”
Zaluzhny ha poi sgombrato il campo da ogni dubbio e perplessità su cosa abbia impedito la controffensiva ucraina dell’estate, una sopravvalutazione delle proprie possibilità. Ha dichiarato che i piani offensivi delle Forze Armate Ucraine prevedevano inizialmente un avanzamento di 30 km al giorno. Dopo quasi 5 mesi di combattimenti il punto massimo di profondità che è stato raggiunto delle truppe ucraine è di 18 km. Zaluzhnyi ha detto di aver compreso la situazione dopo aver riguardato un libro militare risalente alla prima guerra mondiale, a quel punto ha capito che si ritrovava nella stessa situazione di allora: il livello di tecnologia bellico raggiunto dagli eserciti impedisce ai contendenti di condurre azioni di manovra in profondità: “Il semplice fatto che noi vediamo tutto ciò che sta facendo il nemico e che loro vedono tutto ciò che stiamo facendo noi” ha portato alla situazione di stallo.
Zaluzhnyi ha poi suggerito che l’unica soluzione per non rimanere bloccati in una guerra di posizione è fornire l’esercito di Kyiv di alcuni mezzi bellici d’avanguardia ed ha individuato 5 settori: aviazione, sminamento, fuoco di controbatteria, guerra elettronica, creazione e training di forze di riserva. Altrimenti il nemico prevarrà, perché il fattore tempo gioca a favore della Russia che – a suo avviso – sta ricostruendo la sua capacità militare-industriale a ritmo elevato malgrado le sanzioni.
A questa intervista ha in qualche modo risposto il Portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, il quale ha dichiarato che “in realtà sul fronte non c’è alcuno stallo”. C’è del vero in ciò che dice Peskov, i russi sono all’attacco ad Avdiivka, hanno già perso centinaia di carri e migliaia di uomini ma non si fermano, ieri o ieri l’altro hanno lanciato due nuove brigate all’attacco. 100 uomini attaccano, 80 muoiono, ma i 20 sopravvissuti riescono a costruire una trincea. La Russia va avanti così, a testa bassa, con un disprezzo assoluto dei suoi ragazzi e uomini che cadono a ondate. E avanza. E’ in questo modo che l’Unione Sovietica è arrivata a Berlino, è in questo modo che la Russia di Putin continua a combattere. Il discorso del Generale Zaluzhnyi è una doccia fredda per la coalizione che lo sostiene. Vedremo se questa acqua gelata sveglierà qualcuno a Washington o a Bruxelles.
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