Lo scorso 10 maggio partendo dal territorio russo, le truppe del Cremlino sono penetrate in Ucraina da nord, in direzione della storica città di Kharkiv. L’apertura di questo nuovo fronte è stata ampiamente “telefonata”; da almeno due settimane prima dell’attacco era chiaro come i russi avessero concentrato una forza di circa 30.000 uomini subito a ridosso del confine. I media amano i titoli ad effetto ed ora tra i giornali a larga diffusione la parola “sfondamento” è molto gettonata. Diciamo subito che i 30.000 uomini attualmente in azione sul fronte nord non sono una forza combattente che può aspirare alla conquista di una città delle dimensioni di Kharkiv e che la penetrazione in territorio ucraino, fino all’altro ieri, era stimata in due salienti della profondità di circa 5 km e 9 km. Pur mentre osservavano il concentramento delle truppe russe nei giorni precedenti l’attacco gli ucraini hanno deciso di non rafforzare i loro contingenti schierati al di qua del confine. Questi contingenti consistevano in forze territoriali che non hanno retto l’impatto del primo attacco russo; successivamente Kyiv ha inviato nella zona delle operazioni dei rinforzi che sono riusciti a stabilizzare, almeno per ora, il fronte. Come e dove utilizzare le forze di riserva sarà la prima preoccupazione degli ucraini per i mesi a venire. Con questa ultima operazione i russi hanno ulteriormente allungato il fronte e sappiamo che sono all’attacco sull’intera linea di contatto.
Fare in modo di estendere le difese avversarie per poi tentare di infrangerle in un punto lasciato sguarnito è una classica tattica di guerra e la preoccupazione degli ucraini è appunto quella di comprendere dove i russi tenteranno di passare in forze oltre le loro linee nel corso dell’estate. Capire se l’attacco russo da nord preluda all’arrivo di un’ulteriore ondata di nuove truppe da gettare in battaglia per raggiungere Kharkiv, oppure se questo non sia invece un attacco diversivo per coprire un movimento aggressivo in qualche altra area, è l’interrogativo a cui per ora gli analisti militari non sanno dare risposta. I russi potrebbero voler avanzare nell’area in questione per creare un cuscinetto difensivo a protezione della loro città di Belgorod, che è stata più volte attaccata nei mesi scorsi dai contingenti di soldati russi e ceceni ostili al Cremlino, le cui incursioni sono sostenute e partono dall’Ucraina; un altro possibile obiettivo russo potrebbe essere quello di penetrare in territorio ucraino in misura sufficiente per mettere nel raggio dell’artiglieria russa Kharkiv e distruggerla; peraltro, la presenza di contingenti della 1° Armata Tank della Guardia – la crema delle Divisioni di Putin – tra le truppe che il Cremlino ha lanciato all’attacco, potrebbe far supporre che Mosca voglia davvero puntare su Kharkiv con una battaglia estesa e decisiva.
Per quanto riguarda la situazione generale dei combattimenti sull’intero fronte possiamo brevemente dire che l’Esercito Russo compie quotidianamente avanzamenti tattici, conquistando questa o quella linea di trincee ucraine; finora da parte russa abbiamo assistito a progressioni localizzate, mirate a cogliere le opportunità di penetrazione là dove se ne intravede la possibilità. Certamente fin qui non ci sono stati quegli “sfondamenti” tanto citati dai media in questi giorni: per ora l’Esercito Russo è all’attacco, ma non dilaga oltre le linee difensive di Kyiv. Vedremo nei prossimi mesi gli sviluppi della situazione sul campo. Gli ucraini mancano di armi e di manodopera; per converso non si deve dimenticare che le operazioni di attacco sono sempre molto costose per chi le compie – sia in termini di uomini che di mezzi – e che tutte le offensive, prima o poi, arrivano al loro culmine.
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