Nell’ultima settimana i russi hanno perso una Grande Nave da Sbarco e 3 cacciabombardieri.
Con un attacco aereo nel porto di Feodosia è stata colpita duramente la Nave da Sbarco russa della Classe Ropucha, “Novocherkassk”. Le immagini satellitari pervenute nella nottata di ieri la mostrano praticamente affondata in porto. Dall’inizio della guerra i russi hanno perduto una nave su 5 della loro flotta nel Mar Nero. Si tenga conto che i turchi non permettono a nessuna nave militare di attraversare il Bosforo ed i Dardanelli da quando la guerra d’Ucraina è iniziata e quindi che il ricambio del naviglio affondato non si rende possibile. In meno di due anni di guerra i russi hanno perso 10- 11 navi, (pari a circa 21.600 tonnellate di naviglio affondato e 7.600 tonnellate di naviglio danneggiato), si tratta di risorse costosissime e non facilmente ricostruibili. Dopo che i russi avevano sostanzialmente abbandonato il Porto di Sebastopoli in Crimea, questa ennesima incursione sembra averli convinti ora a ritirarsi anche da quello di Feodosia ed a concentrare il loro naviglio nel Porto (non molto attrezzato) di Novorossisk. Questo spostamento sempre più a est della base della Flotta Russa del Mar Nero mette in evidenza le difficoltà delle navi da guerra russe ad incrociare in prossimità di Odessa.
In effetti il “Corridoio Umanitario” autoproclamato dagli ucraini all’inizio dell’inverno – cioè quella fascia di mare nell’estremo ovest del Mar Nero che permette all’Ucraina di continuare ad esportare il proprio grano ed altre risorse sfidando il divieto e le minacce di affondamento dei cargo da parte del Cremlino – si è fin qui rivelato un successo: da quando il corridoio è stato istituito poco più di 400 navi hanno raggiunto indenni Odessa, e circa 350 navi cariche di merci di esportazione ucraine, sono partite a rifornire il resto del mondo attraversando lo Stretto del Bosforo. Il risultato è importante perché mostra che l’Ucraina, al momento, non è uno “Stato fallito” come alcuni commentatori insistono a dire.
Sempre nella settimana appena trascorsa l’Aviazione del Cremlino ha perduto tre caccia bombardieri multiruolo: 2 Sukhoi-34 ed un Sukhoi-30. Il sito “Oryx”, che si occupa di conteggiare le perdite attraverso l’acquisizione di esclusiva di prove visive, ha verificato che dall’inizio della guerra l’esercito russo ha perduto circa 100 aerei da combattimento. Significa la distruzione di attrezzature ammontanti a molti miliardi di rubli; certamente il Cremlino è in grado di farvi fronte, ma pagando il duro prezzo di deviare ingenti risorse verso il proprio complesso militare-industriale a scapito di quel sistema di sussidi di Stato che tiene a galla tanta parte della società civile russa.
Le ultime perdite della marina e dell’aviazione russa possono dimostrare che l’Ucraina – se viene adeguatamente rifornita di risorse tecnologiche avanzate e se la stretta delle sanzioni economiche dei Paesi alleati sul Cremlino prosegue – può essere la classica goccia in grado di scavare la pietra della determinazione putiniana a proseguire il conflitto. Non si può che ripetere che tutto questo dipenderà in misura determinante dalla volonta dei Paesi che sostengono l’Ucraina di mettersi nell’ottica di una guerra campale di lunga durata, e conseguentemente di fare i sacrifici economici e di darsi le strutture necessarie per un conflitto che divorerà ingenti risorse per anni. Molto, moltissimo, dipenderà anche dalla capacità e dalla volontà politica degli alleati di fornire all’Ucraina strumenti tecnologicamente più avanzati rispetto a quelli in dotazione dell’Esercito Russo.
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