Il pattugliatore russo del Progetto 22160, “Sergey Kotov”, è stato affondato dagli ucraini nei pressi del Ponte di Kerch. Il “Kotov” era una nave nuova di zecca; lunga poco meno di cento metri, dal costo di circa 65 milioni di dollari, era entrata in mare nel 2021; benché fosse dotata dei più moderni sistemi di rilevamento ed elaborazione per le minacce aeree e navali (Radar Pal-N, Stazione optoelettronica Sfera-2, etc..) è stata affondata dai droni marini “Magura V5” in dotazione all’esercito di Kyiv. La Guerra d’Ucraina sta provocando una rapida evoluzione dello scontro bellico basato sui droni ed à in atto una corsa tra Russia ed Ucraina a produrre ed a sviluppare droni con sempre nuove potenzialità e capacità. I droni di osservazione stanno rendendo sempre più difficoltoso per i carri e la fanteria riuscire ad occultarsi agli occhi del nemico od a raggrupparsi per preparare un attacco di sorpresa; inoltre, usati come rilevatori delle coordinate degli obiettivi, correggono il tiro dell’artiglieria migliorandone la precisione.
I russi sono molto avanti nella costruzione di jamming elettronici che interrompono le comunicazioni tra il drone ed il suo guidatore ma si stanno approntando droni semi-autonomi i quali, una volta agganciato l’obiettivo, interrompono i contatti con l’operatore e proseguono la loro corsa verso ciò che si intende colpire senza bisogno di essere guidati da remoto. Gli ucraini hanno recentemente mostrato filmati di droni anti-fanteria, che esplodono a pochi metri dal suolo (probabilmente rilasciando chiodi e cuscinetti a sfere, esattamente come un kamikaze dello Stato Islamico che si fa esplodere), ed è stato mostrato almeno un filmato di un drone terrestre ucraino che attaccava una postazione militare russa. I droni terrestri hanno grandi potenzialità, se, ad esempio, si riuscirà ad utilizzarli per sminare, questo segnerà l’evoluzione di una tecnica ferma ormai da decenni. Attualmente ogni drone necessita di un singolo operatore, ma se in futuro un solo operatore potrà guidare un singolo drone che ne “comanda” altri, allora assisteremo ad attacchi portati da sciami di centinaia di droni unidirezionali.
La guerra accelera le scoperte e gli sviluppi tecnologici e se una delle parti in causa riesce a creare un arma che il nemico non trova modo di contrastare questo può modificare in modo significativo l’equilibrio delle forze sul campo. Ad esempio, se la falcidia di aerei da combattimento russi del mese di febbraio è stata dovuta ad un semplice avvicinamento nella linea di contatto tra i caccia di Mosca e i sistemi antiaerei di Kyiv potremo archiviare la cosa come un episodio; ma se invece gli ucraini fossero in possesso di una tecnologia in grado di colpire l’aviazione russa da una distanza maggiore questo modificherebbe l’equazione nei cieli dell’Ucraina – e quindi sul suo terreno – in modo sostanziale. Comunque sia, la Russia non può permettersi di perdere in un mese la quantità di costose e difficilmente reintegrabili risorse aeree e navali che ha perduto a febbraio, e la sempre maggiore frequenza con cui nei filmati vengono ripresi carri armati russi T55 (realizzati dall’URSS subito dopo l’ultima Guerra Mondiale) ci dice che i magazzini russi non sono più molto forniti. Se nella sfida di adattamento e contro-adattamento tecnologico in corso l’Ucraina, nel tempo, dovesse spuntare un margine superiore, i destini della guerra non si potrebbero dare per scontati.
Un video impressionante della battaglia dell’equipaggio della nave da sbarco Caesar Kunnikov con i droni navali