I russi da mesi sono all’attacco su un fronte di centinaia di chilometri, tentano di individuare i punti fragili della linea di difesa ucraina e lì vanno all’assalto, se vengono respinti attaccano immediatamente in un altro punto, se riescono ad avanzare cercano di allargare l’area dove sono penetrati in modo da creare un saliente sufficientemente esteso da poter essere stabilizzato. Questo metodo percussivo sta dando i suoi frutti a nord ovest della città di Donetsk; dopo la caduta di Avdiivka le armate del Cremlino continuano a conquistare posizioni ed ora sono giunte pericolosamente vicine all’autostrada H-32, che rappresenta un collegamento logistico vitale per l’Esercito Ucraino. I punti critici per i difensori sono due: l’attacco in direzione di Kostantynivka e quello più a sud in direzione di Pokrovsk, in quest’ultimo settore i russi sono ormai a una decina di chilometri dall’autostrada.
Ormai da due anni e mezzo scriviamo sempre lo stesso commento: agli ucraini manca l’artiglieria; i reportage che arrivano dal fronte descrivono la solita tristissima situazione, per un proiettile di artiglieria lanciato dagli ucraini ne arrivano 6, 7, 8 lanciati dai russi, se a questo si aggiunge la carenza di fanteria che indebolisce da mesi le truppe di Kyiv si comprende che, stante questa situazione, per l’Ucraina non si intravedono possibilità di rovesciare le sorti del conflitto. L’autostrada nel mirino dei russi, l’H-32, arriva per così dire “alle spalle” di Chasiv Yar, la città subito a sud ovest di Bakhmut che da mesi resiste fieramente alle ondate russe; se l’esercito con la Stella Rossa riuscirà a bloccare questa fondamentale via di rifornimento la già difficile situazione sul fronte di Chasiv Yar potrebbe farsi disperata. Non soltanto: sull’arteria H-32 si innesta, all’altezza di Kostantynivka, l’autostrada H-20, che risalendo verso nord porta dritto alle città di Kramatorsk e Sloviansk, le ultime due grandi aree urbane del Donbass ancora in mano agli ucraini. I russi non sono in grado di generare sufficiente forza per poter andare all’attacco di questi centri nel corso del 2024, ma se riuscissero per ora a conquistare l’H-20, o almeno ad interrompere l’H-32, la loro lunga offensiva di quest’anno dovrebbe essere considerata un successo.
Una cronaca che resta fortemente ottimista continua a ripetere che i russi non hanno finora conquistato luoghi strategici e che i loro guadagni territoriali sono risibili: è vero; ma è altresì vero che i russi continuano lentamente ma inesorabilmente a stringere in una morsa le armate ucraine che difendono l’ultimo settore del Donbass ancora in mano a Kyiv. Le recenti sconfitte ucraine nell’area di Toretsk e di Niu York, dove a sorpresa i russi sono stati in grado di avanzare con una certa rapidità, vengono imputate al comportamento della 41° Brigata Corazzata, ma al di là del gioco delle colpe rimane il problema di un esercito ucraino sottodimensionato per i compiti che deve sostenere, con reparti che si esauriscono nei continui spostamenti da un lato all’altro del fronte per tamponare le situazioni critiche e che sono formate da un personale con un’età media alta a cui mancano sufficienti turni di riposo.
Accurate analisi basate su filmati ed immagini satellitari ci dicono che i magazzini del Cremlino si stanno svuotando di tank e blindati, inequivocabile segno del fatto che Mosca perde molti più mezzi di quanti ne riesce a sostituire o modernizzare; a giugno e luglio il numero medio giornaliero delle perdite russe (morti e feriti) è stato il più alto dall’inizio della guerra, circa 1.200 uomini al giorno. Sta di fatto però che chi osserva la guerra sulla linea del fronte continua a vedere un gran numero di uomini e mezzi russi all’attacco. Mentre l’Occidente è distratto dalle elezioni negli Stati Uniti, dalla prolungata Guerra di Gaza, dalle Olimpiadi o quant’altro, l’Ucraina resiste con le unghie e con i denti ad un graduale avanzamento russo che non si cura delle perdite. Per chi ha a cuore le sorti di Kyiv resta la speranza che questa offensiva russa del 2024 possa presto arrivare al culmine. Tutte le offensive a un certo punto arrivano al culmine e anche questa lo farà: per le sorti dell’Ucraina la questione fondamentale è quando.
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