Il ministro dell’Interno turco, Ali Yerlikaya, ha dichiarato che anche il secondo attentatore responsabile dell’attacco alla sede dell’Industria Aerospaziale nei pressi di Ankara era un membro del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). L’attacco, avvenuto ieri, ha provocato la morte di 5 persone e il ferimento di altre 22. Yerlikaya ha identificato la donna come Mine Sevjin Alcicek, precisando che il primo attentatore, Ali Orek, anch’esso ucciso durante l’attentato, era già stato riconosciuto come militante del PKK. Entrambi sono stati eliminati dalle forze di sicurezza durante l’assalto.
L’attentato non è stato ancora rivendicato ufficialmente, ma l’identificazione degli attentatori ha immediatamente innescato la risposta militare turca. Il ministero della Difesa ha annunciato che, nelle ore successive all’attacco, sono stati effettuati raid aerei contro 47 obiettivi legati al PKK nel nord della Siria e dell’Iraq. Durante questi bombardamenti, sono stati “neutralizzati” 59 militanti, oltre alla distruzione di rifugi, magazzini, grotte e strutture utilizzate dall’organizzazione terroristica. I raid sono parte di una più ampia strategia della Turchia contro il PKK, che da decenni è in conflitto con lo Stato turco.
Questo attacco e la risposta militare si inseriscono in un contesto di rinnovate tensioni tra il governo turco e il PKK, che da oltre 40 anni conduce una lotta armata per l’autonomia curda, soprattutto nel sud-est della Turchia. Il conflitto ha causato decine di migliaia di vittime e continua a destabilizzare la regione, con frequenti scontri armati e attentati.