Trasferte d’oro: quando il rimborso dei ministri supera il buon senso

Un beneficio sfumato, ma non per tutti i ministri, dato che molti riusciranno con il rimborso trasferte, a raggiungere lo stipendio tanto agoniato

rimborso ministri

Un colpo da maestro quello dopo lo stop all’aumento di stipendio ai non eletti, che faceva lievitare a 5.000 euro al mese lo “stipendio” di tutti i ministri e sottosegretari non parlamentari. Ma è stato ritirato. Tuttavia, gli aumenti ai ministri, benché mascherati da rimborso spese, rimangono, anche se qualcuno sarà tagliato fuori. Nel rimaneggiamento della  nuova versione dell’emendamento alla manovra, si applica solo a coloro che non risiedono a Roma.

Rimborso d’oro ai nostri ministri

Oltre ai 110.000 euro lordi all’anno già previsti, questi esponenti avranno diritto a un rimborso per le trasferte “da e per il domicilio o la residenza”, pari a circa 4.600 euro netti al mese ciascuno. Il requisito? Non essere residenti entro il Grande Raccordo Anulare. Questo esclude personaggi come Guido Crosetto, Matteo Piantedosi o Giuseppe Valditara, ma include la ministra del Lavoro Elvira Calderone, residente ufficialmente a Cagliari pur avendo un’abitazione a Roma. Beneficiari saranno anche altri come Alessandra Locatelli (Como) o il sottosegretario Claudio Barbaro, che vive a Formello, un passo dalla Capitale.

Il caso dei sottosegretari non parlamentari
Tra i beneficiari del rimborso, rientrano anche figure come Alfredo Mantovano, Segretario del Consiglio dei ministri dal 23 ottobre 2022 nel governo Meloni è residente a Lecce, però ha scelto di mantenere il trattamento economico da magistrato. Alla fine, la norma ridotta interesserà solo nove tra ministri e sottosegretari, contro i 18 previsti dalla versione originale, dimezzando lo stanziamento a 500.000 euro. Divisi per nove persone e 12 mesi, questi fondi si traducono in 4.629,62 euro netti al mese ciascuno, completamente esentasse.

Lamentele fuori luogo: “Ci rimetto del mio”

Con questo nuovo assetto sull’emendamento manovra, l’unico piccolo vantaggio è che sarà più difficile accampare scuse legate ai costi delle trasferte casa-lavoro. Alcuni si sarebbero lamentati con il ministro Tajani, sostenendo che “quasi quasi, ci sto rimettendo del mio”. Una frase che suona come una presa in giro per i cittadini che faticano a far quadrare i conti o, peggio, rinunciano a cure mediche essenziali. Secondo il rapporto ASviS 2024: a rischio di povertà o esclusione sociale più di una persona su cinque. La povertà assoluta non si sta riducendo nel nostro Paese e colpisce 5,7 milioni di persone.

Una situazione già dorata

Compensi standard e missioni strapagate
Già oggi ministri e sottosegretari non parlamentari percepiscono un’indennità standard di 110.442 euro lordi all’anno, pari a un netto mensile di 8.308,24 euro. A questa si aggiungono i rimborsi per missioni in Italia e all’estero, che in alcuni casi raggiungono cifre notevoli. Ad esempio, il sottosegretario al Made in Italy Valentino Valentini, residente a Bologna, ha presentato tra maggio e giugno 2024 una nota spese da 6.610 euro per viaggi, alberghi e taxi. La ministra Calderone, solo a novembre, ha richiesto rimborsi per oltre 1.800 euro.

La diaria di soggiorno a Roma: chi controlla?
Oltre ai rimborsi per le missioni, spunta una diaria mensile massima di 3.500 euro netti, legata ai giorni effettivi di permanenza a Roma. Tuttavia, i dettagli di queste spese spesso restano nell’ombra. Un’eccezione è il sottosegretario Luigi D’Eramo, residente a Barisciano (Teramo), che ha dichiarato di aver percepito diarie variabili: da 1.850 euro a febbraio a 3.503 euro a novembre. A conti fatti, sembra che Barisciano sia diventata un lontano ricordo per lui, con Roma – o cara – come unica meta stabile.

L’indignazione dei cittadini

Questi numeri stridono fortemente con la realtà di milioni di italiani che si trovano costretti a tagliare spese essenziali, incluse quelle per la salute. È difficile non vedere in questi rimborsi una presa in giro, soprattutto per chi vive con stipendi di gran lunga inferiori alle somme percepite da ministri e sottosegretari solo per “spese accessorie”. La politica, in questo contesto, sembra sempre più distante dalle difficoltà quotidiane dei cittadini.