Un’altra mattinata ad alta tensione ha trasformato il centro di Torino in un campo di battaglia, con centinaia di studenti scesi in piazza per protestare contro il governo e appoggiare la causa palestinese. Il corteo, organizzato dai collettivi studenteschi, ha presto virato verso atti di violenza che hanno scioccato la città, culminando con l’esplosione di un ordigno artigianale in piazza Castello che ha ferito quindici agenti di polizia. Secondo le prime ricostruzioni, i feriti avrebbero inalato sostanze urticanti contenute nell’ordigno, probabilmente a base di spray al peperoncino.
La manifestazione, che avrebbe dovuto concentrarsi sulla solidarietà alla Palestina, è ben presto sfociata in atti di vandalismo e violenza. Giunti in piazza Castello, i dimostranti hanno ignorato il percorso prestabilito, tentando di forzare il blocco della polizia che presidiava gli ingressi agli uffici istituzionali. “Oggi ci sono oltre 400 assenti nelle scuole torinesi, siamo tutti qua in piazza e siamo tantissimi”, gridavano i giovani, brandendo uno striscione con la scritta: “Le scuole sanno da che parte stare, contro governo e genocidio”. Uno dei manifestanti ha sventolato una copia della Costituzione italiana, urlando che “viviamo in un paese che ripudia la guerra”.
Mentre gli studenti avanzavano, sono volati grossi petardi e lacrimogeni artigianali contro le forze dell’ordine. Gli animi si sono infiammati ulteriormente quando, davanti all’Ufficio scolastico regionale, è stato bruciato un fantoccio raffigurante il ministro Valditara, mentre lanci di uova imbrattavano le sedi della Rai e della prefettura. “Non ci fermeremo finché non saremo ascoltati”, ha dichiarato uno degli organizzatori del corteo, ribadendo che la loro protesta non è solo contro il governo italiano, ma anche contro “un sistema che opprime i diritti del popolo palestinese”.
Le tensioni non si sono limitate al centro città. In via Verdi, nei pressi della Mole Antonelliana, gli studenti hanno occupato temporaneamente il Museo del Cinema, sventolando una bandiera palestinese al posto di quella italiana. Anche due fast food sono stati presi di mira, con vetrine infrante e scritte inneggianti alla libertà della Palestina.
“Gli episodi di oggi sono intollerabili”, ha tuonato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Ancora una volta Torino si trova sotto attacco senza alcun pretesto. Le forze di polizia hanno agito con professionalità, ma quanto accaduto oggi deve essere condannato senza ambiguità”.
Dura anche la reazione del premier Giorgia Meloni che, sui social, ha espresso solidarietà agli agenti feriti: “Oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos nelle piazze. Spero che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste azioni. Bisogna unirsi, senza tentennamenti, nella condanna di episodi così gravi”. Le sue parole sono un chiaro monito rivolto a quei settori della politica che, secondo la premier, strizzano l’occhio alle proteste studentesche, lasciando spazio alla radicalizzazione.
Alessandra Binzoni, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte, ha rincarato la dose, accusando i “cattivi maestri” di sinistra di incitare i giovani alla violenza: “È inaccettabile che, nei giorni in cui Torino brilla per le ATP Finals di tennis, la nostra città venga sfregiata da chi, invece di dialogare, preferisce il linguaggio della violenza”.
Dopo ore di tensione, il corteo ha trovato il suo epilogo davanti a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’Università di Torino. Qui, senza ulteriori scontri, gli studenti hanno dichiarato conclusa la manifestazione. Tuttavia, la scia di distruzione e rabbia ha lasciato segni profondi su una città che sta cercando di mostrare al mondo il suo volto più luminoso.
Mercoledì scorso, un gruppo di studenti appartenenti al movimento “Intifada studentesca” ha occupato temporaneamente la sede di Leonardo a Torino. Durante l’azione, i manifestanti hanno esposto striscioni e acceso fumogeni, accusando l’azienda di complicità nel conflitto in Palestina. Secondo quanto riportato, gli studenti hanno denunciato la collaborazione di Leonardo con l’esercito israeliano, in particolare attraverso la fornitura di assistenza tecnica e materiali per velivoli utilizzati nelle operazioni militari.
Mentre le indagini della Digos proseguono per identificare i responsabili degli atti violenti, resta alta l’attenzione su possibili ulteriori escalation nei prossimi giorni. Torino, città storicamente legata alla protesta studentesca, sembra essere tornata ai giorni bui in cui le piazze erano teatro di scontri senza fine.
Cosa ci aspetta ora? La speranza è che le istituzioni, il mondo politico e gli stessi studenti possano trovare un terreno comune su cui dialogare, prima che nuove fiammate di violenza travolgano le strade di una città che, oggi più che mai, ha bisogno di pace.