Nella Francia del 1300 un cavaliere, di ritorno dalla guerra, scopre che la moglie è stata abusata dal suo migliore amico. La signora decide di denunciare il suo aggressore ma non è creduta perché donna, il marito le viene in soccorso. L’uomo chiede il giudizio davanti a Dio ingaggiando un duello perenne con il violentatore. I due maschi combatteranno fino alla fine secondo una vecchia legge del periodo, dove rimanere in vita voleva dire essere assolti dal sovrano.
Tratto da fatti realmente accaduti The last duel, ultimo film di Ridley Scott, è uno spettacolo d’intrattenimento. Nel film si può ammirare il tocco del regista di Blade Runner che riesce a condurre il suo circo in maniera sapiente e garantendo il risultato .
Narrato da tre punti di vista Last duel racconta un medioevo dove il codice cavalleresco è solo un’invocazione per giustificare nefandezze e soprusi verso le donne. Un cappa e spada reinventato da Scott che si concentra sul rapporto di odio crescente evitando battaglie o scontri in punta di fioretto. Il cinema classicamente sporcato che esce dall’epica e si concentra sulle perversioni dei protagonisti, avversari in nome di un onore irreale. Il duello è una pratica priva di senso è la tesi del regista che distanzia dalla chiarezza il suo lavoro parlando solo di vanità personale.
Nei Duellanti Scott aveva già affrontato la cattiva insensatezza degli uomini, qui inserisce l’elemento femminile che diventa un dettaglio sacrificabile. The last duel è un lavoro completo, le sue qualità maggiori sono sporcare la storia raccontandola senza setaccio e intrattenere un pubblico desideroso di conoscere una realtà molto lontana eppure facilmente ipotizzabile. La natura umana non cambia e i dettagli costruiscono e sfaldano intere esistenze, ma i personaggi del film hanno bisogno di ricercare un inesistente valore superiore.