All’inizio degli anni ottanta durante l’esorcismo di un bambino di otto anni il ventenne di turno chiede al demone di prendere lui e lasciare in pace il piccolo. Arne Johnson (il buon samaritano) è il fidanzato della sorella del bimbo indemoniato che tempo dopo diventerà assassino perché ancora in preda al suo carnefice soprannaturale. Arrestato e processato per l’omicidio di un uomo al ragazzo sarà riconosciuta l’ attenuante perché sotto possessione demoniaca. Ed e Loraine Warren , esorcisti professionisti, decidono di indagare sul caso , le loro scoperte saranno sensazionali.
Terzo capitolo della fortunata saga The Conjuring , per ordine del diavolo è un film a metà tra l’horror e il genere investigativo . Un montaggio serrato e i salti temporali garantiscono il ritmo necessario a qualsiasi serie televisiva di seconda scelta e a qualsiasi pellicola votata all’incasso. I colpi di scena che dovrebbero garantire la suspense si dividono in prevedibili e telefonati e la scelta di seguire pedissequamente la teoria dei satanisti non garantisce alcun elemento che possa portare spessore al risultato.
Per supplire agli evidenti limiti di sceneggiatura si utilizza l’immancabile sottopancia “fatto realmente accaduto” ma il risultato rimane medesimo. Il genere horror ha negli anni assunto una dimensione del tutto simile alla fotocopia sbiadita di originali che non brillavano e The Conjuring ne è l’ennesimo esempio. Il primo film era un discreto prodotto che faceva delle atmosfere la sua forza, in questo capitolo è il montaggio forzatamente alternato l’unico espediente per spaventare.
L’idea di contaminare una trama investigativa con il soprannaturale rimane l’unica intuizione positiva di un prodotto che farà sicuramente il suo dovere in sala, ma rimane qualcosa di evitabile. I buchi narrativi potrebbero trasformalo in un capolavoro del trash, da segnalare flashback inutili e personaggi (come il demone) completamente abbandonati senza spiegazione.