E così, alla fine, tutti scandalizzati. Insurrezione globale contro il calcio dei ricchi, quello non meritocratico. Quello di chi pensa soltanto ai soldi.Tra i più agguerriti, la Uefa. Quella Uefa che crea competizioni senza senso per giocare sempre più partite e che ha inventato una formula di Champions League dove molto spesso si qualifica una squadra rispetto ad un’altra in base a quanti gol ha segnato ai campioni di Moldavia .
Uefa
Oppure quella Uefa che per livellare la competizione ha inventato un Fair Play finanziario che molte società scavalcano con ogni espediente possibile con il risultato che, tranne in Inghilterra dove esiste ancora un po’ di competizione, in tutti i paesi il campionato nazionale viene vinto praticamente sempre dalle stesse squadre e non viene deciso a maggio ma a novembre, quando molto spesso i distacchi sono già enormi e incolmabili.
Fifa
Oppure la Fifa; quell’entità che tra uno scandalo e l’altro e vergognose condanne per corruzione ha avallato un Mondiale di calcio in Qatar da giocare sotto Natale, in barba a ogni logica e a qualsiasi rispetto della tradizione, e per di più voltando scandalosamente lo sguardo dall’altra parte rispetto ai 6.500 operai schiavizzati e morti per costruire gli stadi che serviranno per questa manifestazione.
Macron
Poi c’è Macron, quello critico nei confronti degli avidi imprenditori del business calcio. Peccato che nel paese che Macron governa il Paris St. Germain, di proprietà araba, in barba a ogni regola del fair play finanziario strapaga e quindi acquisisce grazie a false sponsorizzazioni i migliori calciatori del mondo e vince senza avversari da quasi 10 anni il suo campionato nazionale, nell’attesa di potere trionfare anche in Champions.
Lega Calcio
Non poteva mancare la Lega Calcio italiana: quella che difende a spada tratta un ridicolo campionato a 20 squadre con soltanto 3 retrocessioni, e poi si sorprende perché non si offrirebbero abbastanza soldi per i diritti televisivi di una lega che a marzo propone uno Spezia-Benevento oppure un Crotone-Genoa senza alcun interesse di classifica.
Urbano Cairo
Infine il migliore, Urbano Cairo. Dopo avere acquistato RCS e trasformato due leggendari quotidiani come il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport in due prodotti editoriali terrificanti, il presidente del Torino Calcio si è arrabbiato moltissimo con i tre club italiani che parteciperanno alla Superlega.
“Gente che pensa solo ai soldi”, dice: non come lui che teme che il prodotto Serie A possa perdere di valore e che in pieno conflitto di interesse (non dimentichiamo che il tema dei diritti televisivi riguarda al 100% la squadra di calcio di cui lui è proprietario ) trasforma la Gazzetta di oggi, 20 aprile, in un plebiscito assoluto contro i ricconi del pallone, categoria alla quale peraltro avrebbe sempre voluto partecipare, sulla scia delle gesta del suo mito/ossessione, Silvio Berlusconi.
Superlega ed Eurolega
In realtà, una Superlega esiste già, e funziona splendidamente. Si chiama Eurolega, e con regole di partecipazione piuttosto simili è da molti anni il vero e proprio campionato europeo per club di pallacanestro. Le 18 migliori squadre d’Europa si incontrano in gare di andata e ritorno, giocano 34 partite di regular season ( uno spettacolo per gli occhi e per il cuore ) e le 8 migliori iniziano proprio oggi la fase ad eliminazione diretta che porterà alle final four, evento meraviglioso che in 3 giorni stabilisce le gerarchie finali.
Basket
Detto per inciso, nel basket i campionati nazionali non hanno assolutamente perso appeal, e in Italia, per esempio, l’ultimo titolo assegnato sul campo è stato vinto da Venezia, che non partecipa all’Eurolega e anzi ha saputo sfruttare al meglio in quella occasione il logoramento di Milano, impegnata sui due fronti.
Vero è che qualcosa nella formula proposta dai club fondatori della Superlega andrà necessariamente rivisto: la nuova competizione porrà un problema di meriti sportivi, anche se non bisogna dimenticare che già oggi la distribuzione delle risorse privilegia enormemente le squadre titolate che partecipano con buoni risultati alla Champions, e la forbice tra i grandi club e quelli minori non si è certo ristretta negli ultimi anni, anzi.
I vantaggi
Ma tanti saranno i vantaggi, sia dal punto di vista sportivo che per gli appassionati. Il superamento del FFP consentirà a squadre meno ricche di fare investimenti importanti sui calciatori, diminuendo le distanze tra i team , e la garanzia di partecipazione alla massima competizione permetterà di fare una programmazione più a lungo termine, come ha splendidamente dimostrato Giorgio Armani con l’Olimpia Basket, che in pochi anni è diventata una realtà tra le più importanti d’Europa ed ora fa parte a buon diritto del gotha delle principali squadre.
Inoltre, in un calcio moderno non si può prescindere da aspetti determinanti come il bacino d’utenza, la funzionalità e la dimensione degli stadi.
Per quanto riguarda realtà come Atalanta, Leicester e altre realtà cosiddette piccole che hanno saputo ritagliarsi spazi importanti nel calcio internazionale, dovrà esserci sicuramente una possibilità di partecipazione alla competizione anche per le squadre che sapranno ottenere importanti risultati nei rispettivi campionati nazionali.
In sostanza, avremo meno Inter-Shaktar Donetz e più Juve-Barcellona e la certezza per ogni tifoso e appassionato di vedere la propria squadra giocare contro le avversarie migliori e più titolate anche nella fase eliminatoria, per almeno 18 partite.
Rassegnarsi, la scelta migliore
Sarà inevitabile anche per le squadre e gli opinionisti contrari al progetto, prima o poi, rassegnarsi a un semplice concetto: aumentare le partite non serve, ma migliorarne la qualità e di conseguenza l’appeal, è obbligatorio per ridare interesse a un calcio in declino e, soprattutto, per avvicinare al prodotto le nuove generazioni, che non si emozionano certo per Sassuolo-Benevento .
La Gazzetta di oggi, dopo avere sproloquiato per due terzi di giornale sulla tragedia incombente, dedica giustamente un ampio spazio all’inizio dei playoff di Eurolega che avrà come protagonista l’Olimpia, celebrando in modo entusiastico il cammino della squadra nella massima competizione continentale.
Sarebbe opportuno ricordare a Cairo e ai suoi giornalisti che l’Eurolega ha regole praticamente identiche a quelle che loro condannano senza pietà nelle pagine precedenti, quando si parla di calcio.
Un po’ di coerenza non guasterebbe.