Il 31 gennaio scorso è scaduto il prestito quinquennale erogato (non più tardi del 31/1/19) da Fubon Bank (banca cinese) al fondo LionRock Capital, ammontante a 116,80 milioni di euro, per finanziare (quasi del tutto) l’acquisto, da parte di tale fondo di Hong Kong, del 31,05% delle azioni dell’Inter che all’epoca erano in mano all’imprenditore e politico indonesiano Erick Tohir. Attualmente non è venuta fuori alcuna notizia ufficiale in ordine all’avvenuta estinzione di tale prestito; tuttavia, alcuni documenti ci dicono che esso dovrebbe essere stato saldato, come da intercorsi accordi in tal senso, dalla famiglia Zhang, allorquando venne stipulato, nel maggio 2021, il finanziamento con Oaktree.
Ed infatti, dai termini contrattuali del prestito con Fubon Bank si evince che esso era stato garantito (oltre che da Zhang Jindhong in persona) anche da un pegno di primo grado sulle azioni di Great Horizon sarl (capofila delle controllanti lussemburghesi dell’Inter).
Tuttavia, nel suddetto mese di maggio del 2021, a quasi due anni e mezzo dal finanziamento in questione, sappiamo che il pegno di primo grado sulle azioni di Great Horizon sarl è stato poi concesso da Suning Holdings Group ad Oaktree Capital Management, a garanzia del finanziamento di 275 milioni di euro erogato da tale fondo americano (circostanza chiarita definitivamente dall’ormai famoso documento proveniente da Hong Kong).
Dal punto di vista giuridico ciò significa che la famiglia Zhang deve aver saldato il debito di LionRock nei confronti di Fubon Bank, altrimenti non sarebbe stato legalmente possibile per Suning concedere un altro pegno di primo grado sempre sulle azioni di Great Horizon ad un altro soggetto (nel caso specifico ad Oaktree).
A questo punto viene da chiedersi da dove abbia potuto attingere le necessarie risorse la famiglia Zhang per saldare la banca cinese, considerata la crisi di liquidità in cui versava in quel periodo la holding di cui essa è titolare. La risposta a tale domanda potrebbe arrivare dal prestito che proprio Suning Holdings Group (a capo di tutte le controllanti dell’Inter) ottenne da Taobao (società controllata da Alibaba) nel dicembre 2020, ovvero sei mesi prima circa dell’operazione poi conclusa con Oaktree. È stato riportato, a tal proposito, che Suning ricevette un prestito dalla suddetta controllata di Alibaba (il cui ammontare non è stato reso noto ma comunque non inferiore a 130 milioni di euro) a fronte del quale concesse in pegno le quote della stessa holding ad Alibaba. Data la tempistica, appare evidente come vi sia una stretta connessione tra il prestito concesso da Taobao al gruppo di Nanchino (con conseguente saldo della banca cinese) ed il successivo prestito erogato da Oaktree. È chiaro, in tal senso, come l’operazione con il fondo statunitense debba essere stata programmata non meno di sei mesi prima della sua concretizzazione, quindi sul finire del 2020, periodo corrispondente al prestito acceso da Suning Holding con Alibaba.
Ecco che a questo punto sorge spontanea un’altra domanda: ma se Suning si fece prestare da Alibaba tale liquidità per (molto probabilmente) saldare Fubon Bank (guarda caso gli importi dei due prestiti sostanzialmente coincidono) onde conseguentemente poter accedere al finanziamento da parte di Oaktree, come mai non se ne fece altresì prestare dell’altra, sempre da Alibaba, per far fronte alle difficoltà in cui versava l’Inter nel 2021?Invero, se ciò fosse stato fatto, oggi non si ragionerebbe sulla permanenza o meno di Zhang alla guida del club nerazzurro, visti gli stretti rapporti tra Suning ed Alibaba. A tal proposito si consideri che, anche dopo il prestito erogato da Oaktree (nel maggio 2021), la stessa Alibaba è intervenuta (unitamente ad un ente governativo della provincia di Jiangsu) per aiutare il gruppo Suning.com (di cui attualmente costituisce uno degli azionisti più importanti).
Appare quindi strano che la famiglia Zhang non abbia “attinto” ulteriormente alle risorse messe a disposizione nel dicembre del 2020 “dall’amica” Alibaba per ovviare ai problemi di liquidità che aveva l’Inter in quel periodo, andando invece a bussare alla porta di Oaktree, il quale, per erogare il finanziamento, ha ovviamente preteso la preventiva estinzione del pegno che era in essere sulle azioni di Great Horizon in favore di Fubon Bank (e quindi ilsaldo della banca cinese) al fine di costituire il proprio a garanzia dell’erogando prestito.
Provando a dare una spiegazione logica a tutto ciò, essa sembra poter ragionevolmente dipendere dal diktat imposto dal governo di Pechino volto ad impedire ulteriori investimenti in settori ritenuti non più strategici (come il calcio). In sostanza Suning, preso atto dell’impossibilità di far fronte alla carenza di liquidità dell’Inter mediante capitali domestici proprio a causa delle suddette direttive imposte dal governo, è stata in un certo senso costretta a ricorrere ad un prestito da parte di un ente straniero (il fondo Oaktree).
Viceversa, nessun problema si è posto in relazione al saldo della banca cinese “Fubon” con capitali cinesi (come detto provenienti molto probabilmente da Alibaba) visto che in tal caso i “soldi” sarebbero comunque rimasti (come in effetti sono rimasti) in Cina. In definitiva, prende sempre più corpo l’idea, già fattasi strada per il tramite del documento di Hong Kong venuto alla ribalta nelle scorse settimane, per la quale la famiglia Zhang, allorquando si trovò a risolvere il problema di liquidità dell’Inter, fu in pratica costretta a rivolgersi ad Oaktree (non potendo contare, per le ragioni espresse, sull’aiuto di Alibaba), elaborando, però, al contempo un piano di uscita triennale in linea con il suddetto diktat di Pechino.
Ciò gli Zhang in effetti hanno fatto ricorrendo a quel particolare tipo di prestito con Oaktree (definito “bond-pik”), che, come noto, non prevedendo rimborsi secondo scadenze semestrali o annuali ma “tutto alla fine”, ha concesso loro la possibilità di valutare con calma, durante la vigenza del prestito, eventuali proposte d’acquisto del club nerazzurro (che comunque ad oggi non sembrano essere pervenute nella misura da costoro ritenuta congrua). Il tutto con la consapevolezza che, nel caso di inadeguatezza di tali proposte, laddove si dovesse giungere all’escussione del pegno (ormai invero sempre più vicina), essi potranno comunque godere del paracadute costituito dalla clausola del “fair market value”, ottenendo, pertanto, nell’ipotesi di appropriazione del club milanese da parte di Oaktree (o da parte di altro soggetto cui eventualmente tale fondo decidesse di cedere il diritto di escussione) una valutazione della società meneghina all’equo valore di mercato. Ciò permetterà loro, nel rispetto del menzionato diktat di Pechino, di recuperare almeno parte degli onerosi investimenti fin qui profusi.
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