Nell’attuale panorama geopolitico, Stati Uniti, Cina e Russia si trovano coinvolti in una competizione sempre più intensa fatta di strategie, sanzioni e ritorsioni economiche. La decisione di Donald Trump di imporre tariffe del 10% sui prodotti cinesi ha scatenato un’immediata reazione da Pechino che ha promesso di rispondere colpo su colpo. Intanto, il commercio russo-cinese si sta rimodellando sotto il peso delle restrizioni occidentali, rivelando le mosse di due potenze che mirano a contrastare l’influenza americana con manovre sempre più calcolate.
Un intreccio letale di alleanze, scontri e strategie spietate tra tre superpotenze: la Russia è l’impero sconfinato, padrone di risorse sterminate e fulcro delle dinamiche eurasiatiche, sospesa tra alleanze tattiche e rivalità sotterranee. La Cina è il drago inarrestabile, con lo sguardo fisso sul Pacifico e un’espansione che fonde dominio commerciale e ambizioni geopolitiche. Gli Stati Uniti sono il colosso d’oltreoceano, una rete di alleanze ramificata e l’unica forza capace di arginare la pressione di Mosca e Pechino. Tre potenze, tre visioni, una sfida senza tregua.
La Cina non ha perso tempo, ha alzato il tono e lanciato un messaggio chiaro: si oppone con fermezza ai dazi americani e risponderà con contromisure equivalenti. Pechino accusa Washington di giocare sporco, di violare le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) con un’imposizione arbitraria che minaccia la cooperazione economica. Ma non finisce qui. La Cina punta il dito contro gli Stati Uniti per i loro problemi interni, dal fentanyl alle politiche commerciali poco lungimiranti, e li esorta a fermare la spirale delle minacce e delle pressioni economiche.
Trump, però, rilancia. Il presidente americano vuole un “rapporto di cooperazione che sia produttivo” con Pechino e spera che la Cina possa influenzare la Russia per spegnere il fuoco della guerra in Ucraina. Xi Jinping, da parte sua, non sta a guardare e porta avanti un doppio dialogo, mantenendo vivo il filo con Trump ma rafforzando anche i legami con Vladimir Putin. Il risultato? Un asse Pechino-Mosca che si fa sempre più saldo mentre Washington cerca di non perdere il controllo.
Mentre gli Stati Uniti stringono il cappio delle sanzioni, la Cina si muove con cautela. Bloomberg e Kpler tracciano le rotte del petrolio russo, rivelando che il tanker Huihai Pacific ha scaricato 770.000 barili di greggio ESPO nel porto cinese di Tianjin. Un viaggio travagliato, un’attesa di quattro settimane in mare prima di poter attraccare a causa del blocco imposto dalla Shandong Port Group, che ha seguito alla lettera le nuove direttive per evitare problemi con le sanzioni americane. Il segnale è chiaro: la guerra commerciale sta ridefinendo anche le rotte energetiche.
L’interdipendenza tra Russia e Cina non si limita al petrolio. Secondo un’inchiesta di Radio Svoboda, Pechino è diventata il principale fornitore di tre metalli rari fondamentali per l’industria bellica russa: gallio, germanio e antimonio. Questi elementi, usati nella produzione di missili, droni e persino armamenti nucleari, sono cruciali per Mosca, specialmente dopo che le aziende occidentali hanno interrotto le forniture in seguito all’invasione dell’Ucraina nel 2022.
“Questi elementi sono parte integrante di tutti i sistemi elettronici, sia di uso quotidiano che militare. Sono essenziali per radar, sistemi di visione notturna e armamenti avanzati”, spiega Tatiana Solomakha, esperta del Kiev Aviation Institute.
La fornitura di questi metalli dalla Cina alla Russia avviene attraverso almeno venti aziende, alcune delle quali statali. Tra queste, la Yunnan Lincang Xinyuan Germanium Industry e la Vital Technology Group, che vendono legalmente questi materiali nonostante le sanzioni occidentali. Secondo l’analista americano Zach Cooper, specializzato in sicurezza nazionale e politica estera, “le aziende cinesi, anche se formalmente indipendenti, sono comunque soggette al controllo del governo di Pechino, che può influenzarne le decisioni”. Nel dicembre 2024, Pechino ha di fatto vietato ufficialmente l’esportazione di metalli rari negli Stati Uniti, mentre ha aumentato le forniture a Mosca. “Le restrizioni commerciali non sono mai unilaterali. Per ogni sanzione imposta dall’Occidente, la Cina trova il modo di trarre vantaggio”, conclude Cooper.
Mosca e Pechino si alleano, si sostengono, ma quando si tratta di proteggere l’industria nazionale, la Russia non fa sconti. Stando a quanto riportato da Newsweek, il Cremlino ha imposto una tassa di rottamazione sulle auto cinesi che arriva fino all’85%. Un colpo durissimo per i produttori cinesi, che avevano riempito il vuoto lasciato dalle case automobilistiche occidentali dopo la guerra in Ucraina.
Dietro gli scambi commerciali si nasconde una partita più grande. Vitalij Portnikov, giornalista esperto di geopolitica, non ha dubbi: “Cina e Russia hanno un obiettivo comune: indebolire l’influenza americana nel mondo. Mosca vuole dominare l’Europa, Pechino mira al controllo dell’Asia-Pacifico. Non credo in una vera intesa tra Pechino e Washington, ma in un rafforzamento del legame sino-russo”.
“La Russia vuole proteggere la propria industria nazionale e costringere le case automobilistiche cinesi a localizzare la produzione”, spiega Gregor Sebastian del Rhodium Group. E così, le autorità cinesi corrono ai ripari, chiedendo ai produttori di ripensare le strategie, rivedere i prezzi e considerare la delocalizzazione della produzione direttamente in Russia per aggirare il problema.
L’attuale guerra commerciale e tecnologica tra Stati Uniti, Cina e Russia segna un’epoca di profonde trasformazioni economiche e politiche. Le mosse di Trump, Xi e Putin delineano un mondo sempre più frammentato, dove gli equilibri non sono mai statici ma soggetti a continui mutamenti. Mentre le tensioni si moltiplicano e le sanzioni ridisegnano le rotte del commercio globale, Pechino e Mosca stringono la loro alleanza con la consapevolezza che ogni passo può ridefinire il nostro futuro. Washington osserva, rilancia, cerca di mantenere il controllo. Il confronto è aperto, il terreno di scontro si allarga. E il mondo assiste a una nuova stagione di rivalità, in cui il destino economico e geopolitico di interi continenti è in gioco.
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