Il Congresso dei deputati spagnolo ha votato oggi la versione finale della legge di amnistia. È stata approvata con i 178 voti favorevoli del PSOE e i loro soci secessionisti e indipendentisti (PSOE, Sumar, Esquerra Republicana de Catalunya, Junts per Catalunya, Euskal Herria Bildu, il Partito Nazionalista Basco, Podemos e il Blocco Nazionalista Galiziano) contro i 172 contrari di PP, Vox, Unione del Popolo Navarro e Coalición Canaria.
Adesso, dopo aver ricevuto l’approvazione del Congresso, la legge sull’amnistia passa al Senato, dove inizierà un processo che potrebbe durare fino a due mesi. Quindi entrerebbe in vigore alla fine di maggio, momento in cui la sua interpretazione e applicazione spetterà ai giudici. Ma prima, proprio domani, la Commissione di Venezia (organo consultivo del Consiglio d’Europa che emette rapporti non vincolanti) emetterà il suo parere definitivo. Questo dovrà rispondere a una doppia richiesta, quella dell’Assemblea Permanente del Consiglio d’Europa di preparare un rapporto sulle amnistie in Europa, e quella sul disegno di legge, che costituiva una delle condizioni per gli indipendentisti catalani per sostenere l’investitura di Pedro Sánchez.
Cosa prevede la legge sull’amnistia?
L’amnistia è il perdono che i poteri pubblici concedono per la commissione di un reato e l’eventuale pena che lo accompagna. Ha carattere collettivo e viene normalmente disposta per ragioni politiche straordinarie come la fine di una guerra civile o un periodo di eccezione. In questo caso invece la legge sull’amnistia cancellerebbe i crimini commessi durante il “procés” (il processo di sovranità della Catalogna) e il referendum illegale celebrato il 1 ottobre 2017, che porterebbe al ritorno di Carles Puigdemont in Spagna.
Anche se il presidente del governo spagnolo e altri membri dell’esecutivo avevano assicurato per settimane che la legge sull’amnistia non sarebbe stata modificata, Pedro Sánchez alla fine ha ceduto ancora una volta alle richieste di Puigdemont e il testo è stato modificato. Nello specifico sono stati inseriti i reati di terrorismo e alto tradimento adeguati alla Direttiva dell’Unione Europea e non al Codice Penale spagnolo. In pratica, ciò che non è terrorismo viene ulteriormente limitato, dando maggiori garanzie di amnistia al latitante catalano. Oltre una dozzina di persone processate per azioni violente volte al raggiungimento dell’indipendenza della Catalogna e dodici indagate per aver coordinato le proteste di piazza contro la sentenza “procés” del 2019 beneficeranno direttamente dell’amnistia.
Il leader dell’opposizione e presidente del Partito Popolare, Alberto Núñez Feijóo, chiede aiuto: “L’Europa non può permettere che un primo ministro ottenga l’investitura in cambio dell’impunità giudiziaria”. E cosa farà Sánchez se gli indipendentisti baschi e i difensori del gruppo terroristico ETA chiederanno l’amnistia?