L’associazione Setteottobre, guidata da Stefano Parisi, ha lanciato un’accusa frontale contro la Rai dopo la messa in onda dell’ultima puntata di Report. E non parliamo di una critica da poco: nella lettera aperta inviata ai vertici del servizio pubblico, Parisi sostiene che il programma condotto da Sigfrido Ranucci abbia offerto una narrazione “gravemente distorta” sul conflitto israelo-palestinese. Un’accusa pesante, quasi quanto la convinzione che Report sia il baluardo della verità assoluta.
Ma chi è Setteottobre che osa sfidare Report, il sacro Graal della TV d’inchiesta? Il nome nasce in memoria del tragico 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas ha attaccato Israele seminando morte tra i civili. L’associazione è stata fondata con l’intento di combattere antisemitismo e disinformazione su Israele, due temi che, a quanto pare, non trovano spazio nei palinsesti di chi preferisce svelare retroscena globali da thriller internazionale.
Durante la puntata incriminata, Report ha ricostruito il contesto attuale in modo, diciamo, fantasioso. Non si è limitata a documentare la risposta di Netanyahu agli attacchi, ma ha voluto fare il grande salto: secondo Report, Israele sarebbe il nuovo guru dell’estrema destra globale, mentre Gaza sarebbe divenuta una sorta di “laboratorio” dove testare nuove tecnologie militari da esportare nel mondo. Insomma, una narrazione che pare uscita più dalla penna di un romanziere distopico che dalle righe di un programma d’inchiesta.
Di fronte a questa narrazione, Parisi non ha potuto trattenere l’indignazione: “Omettere le violenze subite dagli israeliani, specialmente dalle donne brutalizzate – spiega il presidente di Setteottobre – significa cancellare la loro sofferenza. È una scelta che trasforma il servizio pubblico in una cassa di risonanza della propaganda”. Ma, forse, per Report, è più intrigante dipingere Israele come il Darth Vader del Medio Oriente.
Parisi ricorda inoltre che dal 7 ottobre 2023 gli episodi di antisemitismo sono aumentati a dismisura. “Ignorare le loro sofferenze non solo alimenta l’odio, ma rappresenta un rischio reale per la coesione sociale, avverte Parisi.
In occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, Parisi lancia un’idea alla Rai, quasi a sfidarla: trasmettere il documentario “Screams Before Silence”, prodotto da Sheryl Sandberg. “Non c’è politica, non ci sono opinioni – chiarisce Parisi – solo voci di chi ha vissuto sulla propria pelle atrocità che nessun racconto pubblico può permettersi di ignorare”. Un invito che, ironia della sorte, sembra quasi una provocazione a chi è solito dar voce a tutto, tranne che a chi soffre davvero.
La lettera aperta non si ferma alla Rai, ma cerca alleati tra le istituzioni. Parisi si rivolge direttamente alla Senatrice Liliana Segre e ai vicepresidenti della Commissione straordinaria contro l’intolleranza. “La Rai deve tornare a essere il baluardo della memoria e della giustizia”, tuona Parisi, quasi sperando che qualcuno, lassù nei piani alti di Viale Mazzini, lo ascolti. Ma, visti i tempi, forse Report preferirà continuare a raccontare storie che piacciono più ai complottisti che a chi cerca la verità.
L’associazione conclude il suo appello con una riflessione quasi filosofica: “Il silenzio non è solo omissione – evidenzia Parisi – è complicità”. Forse è proprio questo il punto che Report fatica a comprendere: non tutto ciò che fa notizia deve necessariamente avere un nemico nascosto dietro l’angolo.