L’ennesimo caso, con Sara Centelleghe, di omicidio senza apparente motivazione dovuto a un raptus violento. Gli eventi della notte hanno scosso la comunità e fatto riemergere l’urgenza di parlare di femminicidio, un problema sociale che colpisce in modo devastante la nostra società. Anche in questo caso, il giovane era stato visto in stato di alterazione poche ore prima dell’omicidio, ma il sospetto non basta a rispondere alle domande cruciali: perché si è giunti a un atto di ferocia? E cosa possiamo fare, come comunità, per prevenire simili tragedie?
Sara Centelleghe, uno scenario che si ripete
Sara, che avrebbe compiuto 19 anni il 9 novembre, era una studentessa riservata e descritta dai conoscenti come tranquilla e amichevole. Viveva con la madre e sognava un futuro in ambito socio-sanitario. Quella notte stava pianificando il compleanno, ignara di quello che sarebbe accaduto di lì a pochi minuti.
Aggredita dal vicino di casa e poi lasciata morire sul pavimento, in una pozza di sangue. In seguito alla confessione, Jashan Deep Badhan è stato arrestato e poi portato in carcere a Bergamo. Il suo legale, Fausto Micheli, ha confermato la confessione all’Adnkronos e ha riferito che il giovane “è provato”. Nei prossimi giorni si terrà l’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari. Restano comunque ancora molti i punti da chiarire, a partire dal movente dell’omicidio, che non è ancora emerso.
La storia di Sara è simile a quella di tante giovani donne che, troppo spesso, finiscono vittime di una violenza di genere ancora troppo diffusa. A Costa Volpino, Comune della sponda bergamasca del Sebino, a pochi passi dal Bresciano, le urla disperate hanno risvegliato il quartiere, eppure, come spesso accade, il vicinato si è trovato impotente davanti a un crimine ormai compiuto. Un crimine che avrebbe potuto essere evitato? E se fosse stato possibile intervenire prima?
Sara Centelleghe e i numeri di femminicidio
Nel nostro paese, il femminicidio rappresenta un dramma sociale, con centinaia di vittime ogni anno, molte delle quali giovani, come Sara. Il fenomeno è in aumento e non si limita a un contesto specifico: riguarda tutte le regioni e tutte le classi sociali. Anche nei casi in cui, come per Jashan Deep, gli autori sembrano inizialmente “ben integrati”, scattano dinamiche violente che sfuggono al controllo.
La lotta contro il femminicidio richiede attenzione, intervento e consapevolezza. La comunità, le istituzioni e il sistema educativo devono fare la propria parte per prevenire simili tragedie e sensibilizzare i più giovani al rispetto reciproco e alla risoluzione non violenta dei conflitti.
Prevenire e proteggere: l’importanza dell’ascolto e del supporto psicologico
Un aspetto che spesso emerge nei casi di femminicidio è la difficoltà dei responsabilità a gestire la propria aggressività e le proprie emozioni. Spesso si ignora l’importanza del supporto psicologico e dell’intervento precoce per aiutare i giovani a gestire situazioni di disagio. Le famiglie e gli amici hanno un ruolo fondamentale nell’individuare comportamenti preoccupanti e segnalarli alle autorità competenti o a centri di assistenza.
Per Sara, e per tutte le donne: non fermiamoci al silenzio
Rendiamo omaggio alla memoria di Sara Centelleghe e di tutte le donne che hanno perso la vita per mano di qualcuno che conoscevano e di cui si fidavano. Non siamo solo in presenza di esecuzioni rapide con arma da fuoco, ma di veri e propri ammazzamenti a seguito di colluttazioni corpo-a-corpo in cui l’uomo sfoga una rabbia inaudita. L’arma prevalentemente utilizzata è il coltello, che richiama all’ambito domestico, all’uso del mezzo che si trova più a portata di mano nel momento del raptus. Bisognerebbe invitare tutti a riflettere sul ruolo che possiamo avere come società: non lasciamo che il silenzio sia complice della violenza. Sensibilizziamo, parliamo, ascoltiamo e interveniamo.