Si intitola “Zorra” e i Nebulossa la portano sul palco e vince il Festival musicale di Benidorm con un termine offensivo che significa “zoccola/puttana”. La parola nella canzone è usata con ironia, ma non tutti sembrano d’accordo. Tra consensi e assensi viaggia verso l’Eurovision Song Contest.
La polemica su “Zorra” dei Nebulossa
In questi giorni in Spagna si sta parlando moltissimo della canzone che la settimana scorsa ha vinto il Festival musicale di Benidorm e che rappresenterà il Paese alla prossima edizione dell’Eurovision Song Contest.
Scritta dal duo dei Nebulossa la canzone si intitola “Zorra”. La parola spagnola che indica la femmina della volpe, ma che molto più spesso nell’uso comune è usata come termine dispregiativo per “prostituta”, “puttana”.
Per molti fan e attiviste femministe, la canzone è un inno che critica in maniera ironica l’uso di questa parola e lo rivendica, mentre per altri gruppi è offensiva e continua a perpetuare gli stereotipi di genere. Hanno criticato l’uso di un insulto rivolto di frequente contro le donne e ritengono inopportuno che sia proprio questa canzone a rappresentare la Spagna. Nella polemica è intervenuto anche il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez.
Chi sono i Nebulossa
I Nebulossa sono un duo dance electropop composto dalla cantante María Bas e dal tastierista Mark Dasousa. Sono moglie e marito e lo scorso fine settimana hanno vinto il Festival di Benidorm. E da quel festival si sceglie chi andrà all’Eurovision per rappresentare la Spagna.
Bas ha 55 anni e Dasousa 49 non hanno legami con grosse etichette discografiche, non avevano mai partecipato a talent show e fino a poco tempo fa erano poco conosciuti dal grande pubblico, motivi per cui El País li ha descritti come «una proposta atipica fin dall’inizio». Ma soprattutto i Nebulossa hanno conquistato il pubblico del festival e le attenzioni di tutto il Paese con una canzone dal messaggio che sta continuando a far discutere.
Nel testo la parola “Zorra” è ripetuta 45 volte. La strofa iniziale dice:
“So che sono solo una puttana/ Che il mio passato ti divora/ Che sono la pecora nera/ Quella incompresa, fatta di pietra”. La seconda: “Se esco da sola, sono una puttana/ Se mi diverto, la più puttana/ Se esco e si fa giorno/ Ancora più puttana/ Quando ottengo ciò che voglio/ puttana, puttana”.
L’origine di “Zorra” e il filo conduttore nei testi dei Nebulossa
Parlando con la tv pubblica spagnola RTVE, Bas ha detto che la chiamano “Zorra” e che per lei questa canzone mira a ridefinire il termine e lanciare un messaggio di emancipazione femminile. Dopo la vittoria del festival, Bas conferma che tutte le canzoni dei Nebulossa hanno un filo conduttore. Parlano di relazioni tossiche e di maltrattamenti contro le donne. Quando non ti senti adeguata e sei maltrattata o emarginata, non è giusto che ti urlino “Zorra”.
Usare la parola nella canzone per lei è «un modo di buttar fuori qualcosa», «una piccola forma di terapia», ha spiegato.
Per Mark Dasousa, la canzone lancia un messaggio di tolleranza non solo in senso femminista, ma che si adatta anche a tutte le situazioni in cui ci si sente fuori posto.
La cantante spagnola Ruth Lorenzo, diventata famosa partecipando all’edizione inglese di X Factor, ha detto che i Nebulossa «stanno facendo la storia». Ha inoltre aggiunto che Maria è «la Madonna spagnola». Se la parola che al maschile non ha la stessa connotazione dispregiativa, al femminile invece rappresenta il sessismo machista.
Il potere di una parola
Associazioni femministe come Alianza Contra el Borrado de las Mujeres hanno espresso dubbi sul fatto che il messaggio della canzone. La paura è che possa dare potere alle donne, visto che riguarda una parola usata spesso da «predatori sessuali», «molestatori» e «uomini che maltrattano le donne».
Intanto l’Instituto de Las Mujeres, un organo autonomo collegato al ministero dell’Uguaglianza spagnolo, ha ricevuto più di 300 segnalazioni di reclamo contro “Zorra”, scrive Europa Press citando fonti interne all’istituzione.
Tra gli altri il Movimiento Feminista de Madrid ha chiesto che la canzone venga ritirata, sostenendo che sia una forma di «violenza verbale contro le donne». In un comunicato, il movimento dice che «celebrare un termine usato come arma di umiliazione dagli aggressori sessuali è una forma di vittimizzazione secondaria pubblica». Un altro rischio sarebbe che l’uso della parola venga normalizzato tra adolescenti e bambini. Per José Ignacio Munilla, il vescovo di Orihuela-Alicante, la canzone è «indicativa della crisi culturale in corso in Spagna».
Governo, Politica e femminismo
Sulla questione sono intervenuti anche alcuni membri del governo, generalmente schierandosi in favore della canzone. Per la ministra dell’Uguaglianza Ana Redondo rompe gli schemi e gli stereotipi, è divertente e piace moltissimo. Parlando con il canale televisivo spagnolo laSexta, il primo ministro socialista Pedro Sánchez dice che «il femminismo non è solo giusto, ma può anche essere divertente, e che questo tipo di provocazione deve venire dalla cultura».
Una delle problematiche era anche il rischio che gli organizzatori dell’Eurovision Song Contest, che quest’anno si terrà a Malmö, in Svezia, non accettassero la canzone. Questo in funzione delle regole molto rigide per partecipare al festival, che impediscono tra le altre cose di usare «insulti o un linguaggio inaccettabile» nei testi delle canzoni.
L’Unione europea di radiodiffusione (EBU), l’organizzazione internazionale che riunisce le tv pubbliche che organizzano il festival, ha però confermato che la canzone sarà ammessa, senza la necessità di cambiarne il testo.
In un comunicato, l’EBU specifica che ci siano molte interpretazioni del titolo della canzone presentata dalla RTVE per rappresentare la Spagna all’Eurovision Song Contest di quest’anno. L’EBU tiene in considerazione l’uso inteso nel contesto e nel messaggio della canzone, anche per come viene spiegato da RTVE ed ha concluso che la canzone è idonea a partecipare.