Torna la sala buia: tutte le novità al cinema

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Al riprendere dei cinema lo spettatore si troverà leggermente perplesso. Orientare una scelta senza titoli particolarmente menzionati dalle campagne pubblicitarie potrebbe essere difficile. Nessun problema, anche senza Bond o Fast 9 ci si può imbattere in titoli molto interessanti da approfondire, capaci di riservare qualche sorpresa in senso positivo. Sono molte le sale che hanno scelto di attendere prima di riaprire ma in qualche cinema, un po’ più coraggioso, si può tornare serenamente , rispettando le regole di convivenza reciproca. Andiamo a vedere una selezione di titoli per questa riapertura della sala buia.

I miserabili Ladj Ly 2019

Che il polar oltralpe lo abbiano inventato è cosa nota. In questo esperimento c’è molto di più che un semplice poliziesco, si racconta la storia di disordine sociale con la solita rivolta delle periferie, dove la vita è impossibile da vivere. Se ci si fermasse a questo, sarebbe un retrogusto già visto, ma qui il punto di vista è molto leggero e la tesi pressoché assente. La divisione in tre capitoli ci mostra tre atti di vita a Parigi raccontando come la coesistenza è incredibilmente possibile. Nel primo atto si parla di una Francia multiculturale ed ebbra di sentimento nazionale che applaude la vittoria della nazionale ai mondiali di calcio. Il secondo atto ruota attorno al mestiere delle forze di polizia e alla drammatica tendenza ad annoverare tra gli agenti, persone che non sempre riescono a esercitare degnamente la professione.

Il finale è una battaglia di generazioni e d’idee che si svolge nel “palazzo” dove cambiare, le cose risulta ancora difficile. “Per cambiare tutto occorre che tutto rimanga uguale” quindi alle buone idee e alle intenzioni, false, si contrappone la realtà. Il calcio è un espediente che si dimentica facilmente l’egoismo no. A ogni azione corrisponde una reazione e le rivolte sono dietro l’angolo, una ribellione guidata per la maggioranza da brave persone cui si uniscono delinquenti con interessi diversi. Una regia attenta di chi conosce bene l’ambiente che, con occhio vigile, propone alcune vicende purtroppo molto reali.

Doppia Pelle Quentin Dupieux 2020

Questo film arriva in sala in un momento assolutamente necessario. Il suo protagonista Jean Dujardin è un uomo di mezza età che parte per comprare una giacca di pelle a frange per ritardare il più possibile il suo invecchiamento. L’uomo dopo aver percorso molti km in macchina conquista questo sogno di gioventù. L’oggetto tanto bramato lo farà precipitare in un delirio di violenza del tutto inaspettato.

Deciso a girare un film che celebri la sua blusa, il protagonista, armato di camera digitale, si butta in scorribande per tutta la Francia con lo scopo di dimostrare che non esiste altra pelle di daino che non sia la sua. Il film è un esperimento di comicità esasperata come difficilmente se ne vedono, situazioni e personaggi assurdi (come la cameriera che accompagna Dujardin) che sorprendono lo spettatore facendolo sorridere al contempo. Una metafora dell’artista fallito, forse, perfettamente in linea con i tempi che mischia citazioni da lavori passati e nuove intuizioni.

Matthias e Maxime Xavier Dolan 2020

La fuga rappresentata da Maxime in procinto per partire in direzione Australia, fa da contraltare al gruppo di amici che vorrebbe un futuro diverso. Una compagnia, come si diceva anni fa, ancora legata alla loro dimensione adolescenziale si scontra con il tempo che passa, il sentimento e con la ricerca di un’identità.

Matthias si nasconde giocando un ruolo anonimo nel gruppo e provando a ritagliare per se stesso un esempio d’identità più vendibile e meno di rottura. Dolan torna a raccontare quello che gli riesce meglio i sentimenti e la difficoltà di trovare se stessi e lo fa in maniera buona e con il suo stile. Un film fatto di domande senza risposta e di rispettose disparità che piacerà al pubblico del regista abituato, come lui, a dissentire. La capacità di Dolan è di ritrarre una coralità atipica che difficilmente si lega a qualsiasi idea precostituita di socialità, ma riesce ad amplificare i dubbi dello spettatore.

Dopo il matrimonio Bart Freundlich

Cooperante in india torna dopo vent’anni a New York per trovare fondi da destinare alle sue missioni. Incontra un’imprenditrice interessata che la invita al matrimonio della figlia per continuare a parlare del progetto. Quando la donna arriverà alla cerimonia, scoprirà tutti i segreti che si celano dietro la richiesta della sua presenza all’evento.

Remake in salsa femminile di un film di Susan Bier, funziona soprattutto per la bravura delle sue protagoniste Michelle Williams e Julienne Moore, per il resto è un melò che sconfina in un blando thriller . La regia è minimale e priva di qualsiasi slancio, forse una scelta voluta per far risaltare i talenti delle due protagoniste ma troppo poco per parlare di un buon lavoro. Sufficiente risultato ma tranquillamente evitabile.