La scorsa settimana ci siamo chiesti che fine hanno fatto i bambini ucraini e abbiamo riportato su La Voce un’indagine svolta da un team investigativo della NBC News che ha indagato su cosa sia successo ai bambini presi da un orfanotrofio a Kherson dopo essere stati prelevati dagli invasori russi. Oggi, riportiamo la testimonianza di un adolescente ucraino, intervistato dal Sunday Times, che è stato rapito da scuola e spedito in un infernale campo russo. Vitaliy Vertash, 16 anni, è uno delle migliaia di bambini ucraini che sono stati rapiti e mandati nei campi russi da quando Putin ha invaso il paese lo scorso anno e ha raccontato al Sunday Times gli orrori che ha dovuto affrontare. Vitaliv è uno dei quasi 20.000 bambini ucraini che sono stati rapiti dall’inizio della guerra dagli uomini di Putin per essere “russificati”.
Bambini terrorizzati e spesso drogati
Bambini terrorizzati che vengono rinchiusi e spesso drogati, mentre altri vengono mandati a combattere contro il loro paese d’origine come soldati. Vitaliy ha detto al Sunday Times: “Questo è quello che pensavo sarebbe successo a me. Mi hanno detto che mia madre mi aveva abbandonato”. Invece, la mamma di Vitaliy, Inessa, stava lavorando duramente per riportare indietro il figlio maggiore, chiedendo l’aiuto di un’organizzazione è riuscita a raggiungere il luogo nel quale si trovava l’adolescente che ha trascorso sei mesi in un campo in Crimea prima di essere salvato nel marzo di quest’anno.
Gli era stato detto che stava andando in un campo di vacanza di due settimane con gli alunni della sua scuola e invece Vitaliy e i suoi compagni sono stati ammassati su una barca e poi su un autobus per un viaggio di 12 ore, nutriti solo con zuppa e grano saraceno mentre subivano le percosse degli orchi del Cremlino.
Poi sono stati costretti ad alzarsi per le parate delle 7 del mattino e ad ascoltare l’inno nazionale russo per ore. Ha anche ricordato di aver sentito una ragazza di 13 anni nel campo urlare perché sarebbe stata violentata dai russi ed ha descritto il direttore del campo come “totalmente sadico”. Il sedicenne è stato infine salvato ed è tornato a Kiev, dove sta ricevendo sostegno psicologico e sta cercando di tornare alla vita normale. Ha detto: “È così bello svegliarsi la mattina e non dover cantare l’inno russo. Mi sento libero, adoro esplorare Kiev, andare da McDonald’s e guardare i bungee jumper dal ponte sul fiume Dnipro. Un giorno mi piacerebbe farlo”.
I campi estivi russi
Il governo ucraino stima ufficialmente che circa 19.500 bambini ucraini siano stati portati in Russia dall’inizio della guerra. Il numero esatto è inconoscibile e tenere traccia di tutti i bambini è quasi impossibile: alcuni genitori sono stati uccisi o hanno perso i contatti con i propri figli mentre la Russia li sposta da un posto all’altro. All’inizio della guerra, alcuni genitori dell’Ucraina orientale mandarono i propri figli in quelli che i russi definivano campi estivi. I genitori credevano che i campi avrebbero tenuto i loro figli al sicuro o avrebbero fornito loro cibo a sufficienza da mangiare.
Quando i genitori ucraini sono pronti a riportare a casa i figli dal campo, a molti viene detto che i bambini rimarranno in Russia o che c’è un “ritardo”. Alcune famiglie sono riuscite a recuperare i propri figli, ma solo con grande difficoltà; altri riferiscono che i loro figli non possono partire, sono stati trasferiti in campi diversi o sono diventati irraggiungibili. Ora, afferma Veronika Bilkova, autrice di un rapporto dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa sul trasferimento forzato di bambini pubblicato lo scorso maggio, “sembra che davvero la Federazione Russa si stia preparando, legalmente parlando, per poter adottare anche i bambini”.
@riproduzione riservata