A un’azienda farmaceutica è scappato un virus che trasforma le persone in zombie. La sede della compagnia è un vecchio maniero, ora abbandonato, dove alcuni malcapitati si ritrovano a cercare di sopravvivere. Resident Evil: Welcome to Raccoon City è il nuovo capitolo della saga tratta dal game capcoom. Il film è un ritorno al passato, le atmosfere sono quelle del primo videogioco, dove nessuno è realmente invincibile. Abbandonata la Jovovich nelle vesti di Ironwoman la produzione ha deciso di provare un operazione nostalgia virando sulla suspense e calmierando l’utilizzo dei vaganti.
Il regista Johannes Roberts è un ottimo artigiano del cinema horror in grado di rispettare a pieno gli stilemi del genere aggiungendo di tanto in tanto, un colpo di scena che rende la storia maggiormente avvincente. Se i suoi due primi lavori 47 metri e The Strangers 2 erano imperfetti con guizzi di creatività questo Resident è un esercizio di stile che diverte. La trama sfilacciata e spesso illogica segue il videogioco ponendosi come qualcosa d’indipendente e umano rispetto gli ultimi lavori della saga.
Un prodotto meno roboante quello di Roberts che cita la filmografia horror anni 80 al fine di ricostruire la trama immaginata per la playstation uno . Ovviamente trattasi di divertimento senza pretese quindi sarebbe ridondante parlare di sceneggiatura e recitazione. Parlando di regia occorre menzionare la buona citazione continua alle inquadrature del gioco, che arrivavano dai registi horror anni 80.
Un apporto apprezzabile è quello del direttore della fotografia che ha ricreato luci e ombre in vecchio stile necessarie ad anticipare e a posticipare le svolte narrative di una vicenda che non ha capo né coda, ma ha un corpo divertente. Roberts conferma le sue intenzioni creative e si dichiara come un regista da guardare con attenzione, sarebbe interessante vederlo lavorare con un soggetto meno chiuso .