È battaglia in Lombardia sulla delibera regionale XI/2720 del 23 dicembre scorso, che definiva le nuove misure B1, B2, Vita Indipendente e Provi nel Piano regionale per la non autosufficienza 2019–2021. La delibera approvata l’antivigilia di Natale dalla Giunta della Regione Lombardia, di fatto molto peggiorativa rispetto al 2019, aveva provocato le immediate proteste da parte dell’associazionismo lombardo e in particolare di chi si batte per la piena autonomia dei disabili gravi. Prendendo spunto da queste istanze, nella seduta di martedì 14 gennaio il Consiglio regionale lombardo ha approvato due mozioni (una di maggioranza e una di minoranza) che chiedono una modifica della delibera della Giunta regionale.
L’apprensione delle famiglie dei disabili gravi per la Delibera, l’altolà del Consiglio Regionale
“Siamo soddisfatti per questa decisione del Consiglio e ringraziamo i consiglieri regionali che hanno prestato ascolto alle richieste delle famiglie e delle associazioni” ha commentato Alessandro Manfredi, presidente di LEDHA-Lega per i diritti delle persone con disabilità-. “La delibera deve essere rivista” prosegue Manfredi “abbiamo inviato all’assessore Bolognini una lettera con le proposte delle associazioni su cui chiediamo a Regione Lombardia di aprire un confronto per la definizione della nuova DGR. Auspichiamo inoltre che il testo venga redatto e approvato nel più breve tempo possibile per dare continuità alla misura e permettere alle persone con disabilità e alle loro famiglie di guardare con serenità al proprio futuro”.
Dgr XI/2720, anatomia di una delibera che mette a rischio l’assistenza a 7000 disabili gravi
Ma cosa conteneva la contestata delibera? Innanzitutto i cambiamenti sulle due misure B1 e B2, strumenti fondamentali per la realizzazione dei Progetti per la Vita Indipendente, che non risulterebbero più compatibili in quanto i disabili gravissimi dovrebbero fare riferimento a Regione Lombardia mentre i gravi al proprio Comune.
Ecco di seguito e in sintesi le modifiche contenute nella Dgr XI/2720: 1) la misura B1 passa da una quota minima di € 600 a € 400 se non si assume un care giver familiare o un assistente personale (2 anni fa era di € 1.000); 2) a questi si aggiungono € 500 se si assume un assistente personale o un caregiver familiare a 40 ore settimanali, non convivente (precedentemente il contributo era di € 1100 a prescindere dal tipo di contratto); 3) in caso di assunzione di un assistente a 54 ore settimanali quindi convivente, al contributo minimo di € 400 si aggiungeranno altri € 700, per un totale di € 1100 come nel 2019.
La lettera di Ledha all’assessore Bolognini e le mozioni votate dal Consiglio Regionale
Tutto il mondo dell’associazionismo Lombardo ha reagito dunque in modo compatto, cercando di far percepire in maniera immediata alla Regione Lombardia l’irricevibilità della delibera approvata; in particolare, Ledha ha raccolto le istanze di tutte le associazioni della propria rete presentando la già citata lettera all’assessore alle politiche sociali Bolognini. In essa, viene avanzata la richiesta di una profonda revisione del Piano triennale regionale per la non autosufficienza per “garantire alle persone con disabilità ‘grave e gravissima’ i sostegni indispensabili a vivere una esistenza dignitosa, nel rispetto dei loro diritti fondamentali”.
A questo punto sembrerebbe che non siano mancate le contromisure alla contestata Delibera, concretizzate dalle due mozioni, una presentata dal PD e l’altra da Forza Italia, votate dal Consiglio Regionale e che sono state entrambe approvate. Ora la palla torna nel campo della Giunta Fontana, che dovrà ottemperare a quanto votato dal Consiglio. E i 7000 disabili gravi della Lombardia restano in attesa con il fiato sospeso.