Quando l’ideologia oscura la visione: il caso di Garibaldi-Repubblica a Milano

Gabriele Albertini, allora sindaco di Milano, fu il promotore di un piano che avrebbe cambiato il volto di questa parte della città

Garibaldi Repubblica

A cavallo tra il 2001 e il 2006, il panorama politico milanese vide una battaglia feroce attorno a uno dei progetti urbanistici più ambiziosi dell’epoca: la riqualificazione dell’area Garibaldi-Repubblica, una zona centrale e strategica della città.

Gabriele Albertini, allora sindaco di Milano, fu il promotore di un piano che avrebbe cambiato il volto di questa parte della città, trasformandola da uno spazio in degrado a un moderno hub di vita urbana. Eppure, questo progetto incontrò una feroce opposizione ideologica, in gran parte proveniente dalla sinistra, che si scagliava contro quella che definiva “cementificazione selvaggia”.

Ricordo con chiarezza quei giorni, quando presiedevo il Municipio 9 di Milano, in cui mi trovai al centro di questo dibattito politico.

La riqualificazione dell’area Garibaldi-Repubblica

La riqualificazione dell’area Garibaldi-Repubblica non era solo un progetto urbanistico: divenne simbolo di una contrapposizione tra visioni radicalmente opposte del futuro di Milano.

Da una parte, c’era chi vedeva nella modernizzazione della città un’opportunità di crescita, sviluppo e benessere; dall’altra, chi, secondo un’ideologia ecologista e anti-sviluppo, temeva che tutto si risolvesse in una colata di cemento a scapito del verde e della qualità della vita.

Quello che però non si percepiva all’epoca era che questa opposizione ideologica nascondeva una miopia di fondo. L’incapacità di immaginare una Milano proiettata verso il futuro e capace di adattarsi alle sfide della modernità portava i detrattori del progetto a difendere uno status quo di degrado e abbandono.

Oggi, coloro che avevano contrastato con veemenza il progetto si trovano a godere dei benefici della trasformazione che avevano cercato di impedire.

La Biblioteca degli Alberi

La Biblioteca degli Alberi, cuore verde e pulsante del quartiere, è uno dei luoghi più amati dai milanesi. Le abitazioni e gli uffici circostanti si sono rivalutati in modo esponenziale, con incrementi di valore che hanno portato grande beneficio economico ai residenti e alla città stessa.

Ecco un esempio chiaro di come l’ideologia, quando non supportata da una visione pragmatica e lungimirante, possa condurre a gravi errori di valutazione.

Oggi, il quartiere Garibaldi-Repubblica non è solo un simbolo di modernità e progresso, ma anche un promemoria di come una città debba evolvere per rispondere alle necessità dei propri abitanti.

Questo episodio ci insegna che la resistenza al cambiamento, se basata esclusivamente su preconcetti ideologici, rischia di impedire lo sviluppo di soluzioni creative che possano davvero migliorare la qualità della vita.

Milano, grazie a quella scelta coraggiosa fatta oltre vent’anni fa, è ora una città che sa coniugare modernità e benessere, e che ha dimostrato che il progresso può andare di pari passo con la sostenibilità e la qualità urbana.

Un monito a chiunque si opponga al cambiamento per puro dogmatismo: spesso, ciò che temiamo di perdere è esattamente ciò che ci consentirà di migliorare.

 

 Fabrizio Hennig (già Presidente Municipio 9)

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