Presso il Cortile di Palazzo Ricci a Montepulciano rappresentato ‘Propizio sapere dove recarsi’ scritto e diretto da Carlo Pasquini. Una storia che ha preso spunto dalla pandemia dei nostri giorni. La recita è stata affidata al gruppo ‘Formare Una Compagnia’ diretta dallo stesso Pasquini. Buon successo di pubblico al termine.
‘Propizio sapere dove recarsi’. Una riflessione in tempi di pandemia.
Il Covid19 con tutti i suoi effetti e restrizioni, ha stimolato anche gli autori teatrali. Ciò è accaduto a Montepulciano con la 45ma edizione del Cantiere Internazionale d’Arte che ha confermato essere terreno fertile per lo sviluppo di questi ‘germi’. È nato così ‘Propizio sapere dove recarsi’ scritto e diretto da Carlo Pasquini. L’artista toscano ha preso spunto da un versetto de I Ching (Libro dei mutamenti) per costruire una drammaturgia basata su una storia fantasiosa ambientata ai tempi del coronavirus.
Le parole di Carlo Pasquini autore e regista di ‘Propizio sapere dove recarsi’.
Lo stesso Pasquini spiega i contenuti di questo atto unico andato in scena il 26 luglio e artisticamente concepito durante il lockdown. “Non ho mai avuto intenzione di scrivere un instant-drama – ha sottolineato – ma stiamo vivendo un fatto immenso che resterà nella memoria e nella vita di ognuno, un avvenimento colossale e terrificante, tanto da cambiare per sempre, almeno nelle menti più duttili e brillanti, il senso profondo della realtà e del vivere.”
“Ho elaborato – aggiunge poi – il testo rapidamente, in piena fase 2, pensando alla clausura, ma anche a un viaggio musicale liberatorio. I brani di Bach entrano nel racconto in maniera miracolosa. C’era bisogno di una catarsi per superare l’angoscia e tornare al desiderio della vita”.
Il contenuto del lavoro.
L’azione rappresentata narra di sei giovani studenti rifugiati in un luogo anonimo dove sono rinchiusi. La pandemia infuria al di fuori della porta che chiude il loro rifugio. All’interno la vita dei sei è piuttosto complicata. Nascono litigi tra i sei giovani conseguenza dello stato ‘depressivo’ che attanaglia ognuno di loro. Il cibo diventa sempre più scarso; l’acqua razionata; l’energia elettrica ormai è assente. All’esterno del rifugio giungono i clamori di spari e di sommosse.
Siamo quindi all’interno di una tragedia che sembra senza via d’uscita. Ma c’è qualcosa che infonde in loro un barlume di speranza. Non poteva essere altro che la Musica ad introdurre questa speranza. Da lontano giungono gli echi di composizioni di Bach. Le note dell’Andante dal Concerto italiano BWV971 e Largo dal Concerto n.5 in fa minore BWV1056 introducono un rasserenamento. Si fa strada la convinzione che una via di uscita, seppur estrema, esiste. Questa si materializza con una sorta di ‘Deus Ex Machina’ inteso come elemento esterno che risolve la situazione. Entra in scena, infatti, una misteriosa figura femminile in costume orientale, suggerita (immaginiamo) dai versi tratti da I Ching (Libro dei mutamenti) che hanno ispirato l’autore. Il personaggio non dà una soluzione univoca ma pone lo spettatore nella condizione di scegliere quella più vicina alla sua sensibilità. Estremizzando si può capire che tutto finirà con la morte oppure con la completa liberazione non tralasciando tutti gli stadi intermedi.
Gli interpreti.
Carlo Pasquini è stato coadiuvato da Milena Karinska per i costumi, da Damiano Belardi per il suono e da Alessandro Martini per le luci. La parte recitata è stata affidata al gruppo ‘Formare Una Compagnia’ composto da Luca Amirante, Emma Bali, Emanuela Castiglionesi, Federico Dottori, Giovanni Pomi, Giuliano Scroppo, tutti già ammirati lo scorso anno nel delizioso spettacolo ‘Sogni di una notte d’estate’ ai quali si aggiunge Marta Parri. Le musiche sono state eseguite dal pianista Giacomo Margheriti. Il pubblico che ha esaurito il Cortile di Palazzo Ricci ha applaudito a lungo tutti gli interpreti.