Il primo festival dedicato all’antropologia del contemporaneo, Pistoia-Dialoghi sull’uomo, partecipa quest’anno a BookCity Milano con il progetto Una, dieci, cento Afriche. Un continente al plurale, proposta curata dall’ideatrice e direttrice del festival Giulia Cogoli, con la consulenza scientifica di Marco Aime e Adriano Favole e il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
Il progetto “Una, dieci, cento Afriche. Un continente al plurale”
Il progetto si compone di una serie di conferenze che intendono ampliare, partendo da una prospettiva antropologico culturale, la conoscenza di questo vasto continente – a cui BookCity dedica quest’anno un approfondimento – conoscenza purtroppo viziata da molti pregiudizi e luoghi comuni, dettati spesso dall’ignoranza. Troppo spesso l’Africa viene pensata come un’entità unica e uniforme caratterizzata principalmente dal fatto di essere “nera”. Il colore della pelle sembra oscurare tutte le differenze e le specificità presenti nel continente, legate a cultura, religione, geografia e politica. In un’epoca in cui la globalizzazione e i flussi migratori rendono labile il concetto di confine geografico, non è più possibile continuare a ignorare le molteplici realtà della grande Africa, “continente plurale”.
«Abbiamo voluto contribuire a BookCity con questo ciclo di incontri» dichiara Giulia Cogoli «perché crediamo fermamente nei valori della condivisione e di presidio culturale e civile che caratterizzano BookCity e i Dialoghi sull’uomo. È quindi fondamentale che i festival italiani creino, da nord a sud, una rete di scambio reale e concreta, perché la cultura è l’unico bene che, se condiviso, cresce, e può divulgare concetti come integrazione, dialogo e inclusione».
Il programma degli incontri di Pistoia–Dialoghi sull’uomo a BookCity
Gli incontri del ciclo Una, dieci, cento Afriche. Un continente al plurale, portati a BookCity da Pistoia – Dialoghi sull’uomo si svoleranno il 16-17 novembre, presso ISPI, Palazzo Clerici, Via Clerici 5.
Questo il programma
L’antropologo Marco Aime, che ha vissuto e studiato la zona di Timbuctù e del Sahara, racconta quella regione e la sua storia, dalle antiche piste carovaniere alle nuove rotte del contrabbando, della migrazione e dello jihadismo, che ne fanno un autentico laboratorio per il futuro del pianeta. Stefano Allievi, sociologo delle religioni e delle migrazioni, propone una riflessione sulla motivazione che è alla base delle migrazioni: che cosa spinge una parte degli africani ad andarsene? Che cosa li attrae? È davvero inevitabile l’attuale meccanismo che regola i movimenti di popolazione?
Il sociologo delle migrazioni Maurizio Ambrosini spiega che, contrariamente a quanto sostengono una parte dei media, una certa politica e l’opinione comune, l’emigrazione verso l’Italia si mantiene sostanzialmente stabile da cinque anni a questa parte.
Gli antropologi Jean-Loup Amselle e Adriano Favole dialogano sulle culture africane, frutto di incessanti trasformazioni e generatrici di sempre nuove società, costantemente rimodellate dal tempo e dalla creatività.
L’antropologo Stefano Allovio offre un nuovo punto di vista sull’Africa: invece di insistere sulla povertà e sulla fuga dal Continente nero, ne sottolinea la ricchezza socio-culturale. Il rispetto nei confronti degli africani emerge anche dal pensare il loro continente come luogo denso di storia e cultura.
Due fra i maggiori esperti dell’Africa contemporanea, Mario Giro e Jean-Léonard Touadi, dibattono con il direttore della rivista Africa Marco Trovato su come l’Africa stia reagendo alla globalizzazione in modo creativo e senza aspettare nessuno.
Elena Dak, conservatrice di beni culturali, guida sahariana e scrittrice, propone, alla luce delle esperienze vissute in Niger con i Touareg, in Tchad con i Wodaabe e in Etiopia con i Tigrini, una riflessione su come oggi il nomadismo ancora esista e resista.
La chiusura affidata a un Premio Nobel
Chiude il ciclo di conferenze il Premio Nobel per la Letteratura 1986 Wole Soyinka. Assieme a Marco Aime, affronta il tema del rapporto tra potere e libertà: Soyinka, imprigionato durante la guerra civile nigeriana, è la guida ideale per una riflessione, oggi quanto mai necessaria e attuale, su come opporsi ai fondamentalismi per contrastare “l’agenda della dominazione”.
Dall’8 novembre al 1 dicembre la mostra fotografica “Paolo Pellegrin–Confini di umanità”
Triennale Milano presenta dall’8 novembre al 1 dicembre la mostra fotografica Paolo Pellegrin – Confini di umanità, organizzata con BookCity Milano, Pistoia – Dialoghi sull’uomo e Fondazione Caript. L’esposizione, curata da Annalisa D’Angelo, e realizzata per la X edizione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo, arriva in Triennale in occasione di BookCity Milano.
La mostra si compone di 60 fotografie, in parte inedite e realizzate in Algeria, Egitto, Kurdistan, Palestina, Iraq e USA da uno dei fotografi più apprezzati del panorama mondiale, grazie al suo impegno e all’innovativa estetica documentaria. Organico alla mostra è anche un video, dello stesso Paolo Pellegrin, realizzato in America per indagare sulle differenze razziali che ancora caratterizzano e dividono il Paese.
«Sono felice che Pistoia e Milano siano gemellate nel segno della cultura» afferma Luca Iozzelli, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. «Portare in Triennale la mostra di Pellegrin, dopo il grande successo pistoiese, farà conoscere ad un pubblico ancora più ampio il lavoro di uno dei più importanti fotografi contemporanei sul difficile percorso della convivenza, ostacolato da muri, mari, deserti, confini geografici spesso costruiti dall’uomo».