Di queste ore una notizia che ci deve fare riflettere: nel lecchese 967 persone soffrono di disturbi dello spettro autistico , 79 per cento sono di sesso maschile, con una età media di 15 anni (nelle femmine più elevata) e con un esordio precoce ( 0-19 anni).
L’ ATS Brianza lancia un piano di screening e diagnosi precoci, corsi di formazione, famiglie e servizi sempre più in rete, per arginare gli effetti di una condizione che limita la vita di chi è colpito da questo disturbo ma anche di chi sta accanto e che spesso, purtroppo, discrimina in tanti ambienti.
Non si conosce l’autismo se non si vive in prima persona o se non si ascolta la storia di un bambino che soffre di questo disturbo.
Vogliamo raccontare quindi la storia di Viviana e di Gio’, una mamma e un figlio, Giorgio, che tutta la vita ha fatto i conti con l’autismo affiancato dall’amore delle persone care.
Si legge sul blog ‘Storie degli altri’ di Carmelo Abbate: Gio’ era grande, grosso, forte, innamorato dell’Inter. A soli 26 anni ha incontrato il Covid e ha perso la sua ultima battaglia. Questa è la sua vera storia, triste ma anche divertente, raccontata in prima persona da Viviana, la sua mamma, una donna che si è inventata l’impossibile per far vivere a suo figlio l’esistenza che meritava’.
Ecco, oggi la storia di Gio’ ce la racconta la mamma, Viviana Locatelli, ancora e ancora, ci parla con il sorriso di valori importanti, di forza, di rispetto, di voglia di vivere e continuare a lottare cercando di portare un esempio positivo. Viviana è autrice del libro “Per sempre Gio'” Un gol oltre l’autismo”. edito da Lindau e promotrice di uno spettacolo teatrale con la regia di Marco Montanari che debutterà il 20 ottobre a Milano.
Viviana, chi era Gio ‘?
GIÒ era un ragazzo come tanti al mondo, con una vita particolare. E’ nato con una rara malformazione cerebrale; anni dopo gli venne diagnosticato l’autismo. Era un bambino dolcissimo, possedeva una comicità innata, amava lo sport e la sua Inter. È stato un bambino felice e successivamente un ragazzo puro e leale. Purtroppo, però, la sua forma di autismo ha limitato fortemente la sua vita, lui non voleva essere autistico e faceva qualsiasi cosa per cercare di essere come gli altri suoi compagni.
Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da molta apatia, forse si stava rendendo conto che la vita per lui non sarebbe stata come l’avrebbe desiderata.
Gio’ era diventato invisibile, invisibile di fronte agli amici che aveva conquistato con facilità da piccolo e di fronte alle istituzioni che lo facevano sentire un peso. Il libro ha portato alla luce tutta la sua bellezza della sua e della nostra vita: tutti quelli che hanno letto la sua storia avrebbero voluto conoscerlo per diventare suoi amici. Il libro scritto in collaborazione con l’eccellente giornalista Germano Longo, amico oramai storico, non solo ha avuto un grande successo ma è stato riedito da Lindau con grande risposta di pubblico lettore. Gio’ ora ne ha tanti di amici che credo lo pensino con amore e con il sorriso.
Già, gli amici, quel dono raro che tutti fatichiamo a incontrare…
Ecco, si mi sono accorta che era proprio questo che mancava a Gio: un amico. E allora questi amici ho voluto provare a cercarli per altri ragazzi come lui. Il 20 ottobre prossimo il mio Giò sarà a teatro e su di lui verranno puntati i riflettori. Abbiamo pensato a uno spettacolo rivolto ai ragazzi delle scuole, agli insegnanti, agli educatori, ai genitori e ovviamente a tutto il mondo sportivo, perché Gio.. prima di tutto era un “grande sportivo”.
Conoscere Giò, forse, potrà essere utile ad abbattere alcuni pregiudizi: il primo, i ragazzi autistici non provano sentimenti. Gio amava infinitamente la sua squadra e gioiva e soffriva esattamente come qualsiasi altro tifoso.
Perché un libro sulla storia di Gio ‘?
Quando Giò aveva circa 8 anni una dottoressa mi suggerì di scrivere tutte le sue frasi buffe, divertenti e esilaranti. Mi disse che avrei potuto rilegarle così da ricordarle … PER SEMPRE (da qui il titolo del mio libro).
Ecco, questa espressione mi è tornata in mente quando, dopo la morte di Gio’, uno psicologo mi consiglio di scriverne la vita raccontando episodi particolari.
Scrivere fu terapeutico, mi aiutò a ricordare: non volevo dimenticare niente e le notti spesso le passavo con una lucina accesa per connettermi con lui o cercare di allacciare un contatto.
Credo che raccontare la storia di Gio sia doveroso perché l’autismo è una condizione che colpisce ormai tantissimi bambini e bisogna riuscire ad integrarli per non fare sentire soli né loro né le loro famiglie. Quando parlo di lui non sono triste perché so che Gio approverebbe quello che sto facendo. A lui non piaceva perdere e se ne è andato senza poter avere una rivincita…. Ora sta vincendo per tutti quei ragazzi come lui che aspettano un amico che gli tenda una mano.
Dove arriverà il cuore di Gio’ ?
Non so dove arriverà Gio…. Ma so che non succederà niente che lui non voglia.
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