Paderno Dugnano: Una strage ancora senza un movente

La pm dei minori Sabrina Ditaranto ha osservato che il ragazzo ha manifestato un malessere personale non legato alla famiglia. Tuttavia, la scena descritta dai carabinieri – i corpi dei familiari accatastati nella camera da letto, lacerati dalle ferite – è stata così sconvolgente che persino chi quotidianamente si confronta con il disagio giovanile non avrebbe potuto immaginarla. “La solitudine tra i giovani è sempre più diffusa e il malessere riguarda principalmente gli aspetti sociali. Questo è un dato generale,” afferma la pm. “Ci chiediamo tutti il motivo di quanto è successo, ma dobbiamo accontentarci di indagare. Dal punto di vista giuridico, non c’è ancora un movente chiaro; sociologicamente, le indagini sono ancora aperte.”

Per il momento, le indagini e le dichiarazioni dei familiari indicano che il ragazzo era ben inserito a scuola, con una famiglia che sembrava normale e felice. Aveva un debito in matematica che stava per saldare, giocava a pallavolo e non aveva dato segnali di allerta. Anche se ha ammesso durante l’interrogatorio di aver pensato all’idea di uccidere “da qualche giorno”, questo gli vale l’accusa di premeditazione. Non usava i social per esprimere i suoi sentimenti e il magistrato riflette sul fatto che il ragazzo era molto riservato, per cui un atteggiamento più pensieroso avrebbe potuto passare inosservato. Inoltre, considera che la festa per il compleanno del padre, avvenuta poche ore prima, potrebbe aver rappresentato un momento critico per chi stava soffrendo.

Il ragazzo ha confessato di aver colpito per primo con un grosso coltello da cucina il fratello, che dormiva nella stessa stanza. Le urla del fratello hanno richiamato l’attenzione della madre, che è entrata nella camera e si è accasciata per i fendenti ricevuti. Successivamente, è arrivato il padre, che è stato ucciso mentre cercava di soccorrere il bambino di dodici anni. Poi, il ragazzo ha chiamato il 112 intorno alle due di notte.

I carabinieri lo hanno trovato seduto su un muretto, in boxer, con il coltello ancora in mano e apparentemente sereno. Solo durante l’interrogatorio in caserma, assistito dai legali Giorgio Conti e Chiara Roveda, ha cominciato a rendersi conto della gravità delle sue azioni. Ha pianto molto e sembrava “fragilissimo”, esprimendo stupore per il dolore che aveva causato. Il magistrato Ditaranto osserva che il ragazzo ha capito che ciò che è accaduto è irreversibile e sembra pronto ad affrontare il difficile percorso che lo attende. Il ragazzo non usava droghe né psicofarmaci e non era in cura per problemi psicologici. Le prime indagini sul telefono, le chat e i giochi elettronici non hanno rivelato elementi significativi. Ha iniziato i colloqui con gli educatori al ‘Beccaria’ e, dopo la convalida, seguiranno ulteriori accertamenti su possibili disturbi psichiatrici. Ieri sera, dalla caserma sono usciti in un furgoncino grigio la nonna e lo zio, visibilmente sconvolti. “La famiglia si sta unendo attorno a lui, e questo dimostra che è una famiglia sana,” conferma il pubblico ministero. Il ragazzo ascoltava spesso canzoni tristi, tra cui ‘The Long and Winding Road’ dei Beatles, la sua preferita, che esprime il dolore e la solitudine che sentiva: “Molte volte sono rimasto solo e molte volte ho pianto. Comunque non saprai mai le molte vie che ho provato.”

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