Orešnik: Il missile ipersonico russo che alimenta la propaganda

Lanciato contro un obiettivo strategico a Dnipro, il nuovo missile russo segna un’escalation nella guerra in Ucraina, mentre Mosca punta sulla propaganda per rafforzare il consenso interno e destabilizzare gli equilibri geopolitici

“Non ci sono mezzi capaci di intercettarlo”: così Vladimir Putin ha descritto il nuovo missile balistico ipersonico di media gittata, denominato Orešnik: lanciato giovedì scorso contro un complesso industriale nella città ucraina di Dnipro. Una dichiarazione che non solo segna un’escalation nella guerra in Ucraina, ma aggiunge tensione ai già fragili equilibri geopolitici.

Il nome Orešnik, che in russo significa “nocciolo” o “albero di nocciolo”, potrebbe non essere casuale. Simboli di resistenza e durezza, queste qualità sembrano voler riflettere le caratteristiche attribuite al nuovo missile ipersonico russo. Una scelta che si inserisce nella tradizione di Mosca di conferire nomi evocativi ai propri armamenti, rafforzando il messaggio propagandistico che accompagna ogni nuova arma svelata al mondo.

Durante un discorso televisivo trasmesso dal canale Telegram del Cremlino, Putin ha annunciato che l’attacco è stato una risposta diretta all’uso da parte di Kyiv di armamenti avanzati forniti da Stati Uniti e Regno Unito. “Consideriamo legittimo colpire strutture militari nei Paesi che permettono l’uso delle loro armi contro di noi”, ha dichiarato, lanciando un monito senza mezzi termini alle nazioni occidentali.

Secondo il presidente russo, il missile, capace di raggiungere velocità tra i 2,5 e i 3 chilometri al secondo, rappresenta una tecnologia che i sistemi di difesa aerea occidentali non possono neutralizzare. “I nostri esperti hanno testato l’arma con successo; la missione è stata portata a termine”, ha affermato Putin, sottolineando che il bersaglio era il complesso industriale Južmaš, un pilastro dell’industria bellica ucraina.

Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino, ha precisato che il lancio è avvenuto senza violare gli accordi di sicurezza nucleare. Gli Stati Uniti, infatti, sono stati informati preventivamente, ha confermato Sabrina Singh del Pentagono. Tuttavia, il missile non appartiene alla categoria delle armi strategiche soggette agli obblighi di notifica.

Le autorità ucraine hanno minimizzato gli effetti dell’attacco, dichiarando che non ci sono stati danni significativi. Tuttavia, il simbolismo del lancio non è sfuggito a Kiev e agli esperti internazionali.

Kostantin Krivolap, esperto di aviazione ucraino, intervistato su Freedom, ha ironizzato sull’episodio: “Ora Wikipedia avrà il nome di un nuovo missile. Putin vuole dimostrare forza, ma a me è sembrato solo un po’ isterico”. Krivolap ha inoltre sottolineato come il lancio, pur non rappresentando una minaccia militare concreta, abbia un’importanza politica: “Dal punto di vista militare, questo missile non cambia le dinamiche del conflitto. Ma dichiarare il lancio di un’arma da 50 tonnellate, in grado di percorrere più di 9.000 km, ha un impatto sull’opinione pubblica e sui partner internazionali”.

Secondo Krivolap, la Russia dispone di poche armi di questa tipologia, e l’efficacia di tali sistemi è dubbia. La priorità, ha aggiunto, dovrebbe essere una risposta adeguata e calibrata: “Fortunatamente, gli americani mantengono un atteggiamento razionale e continuano a fornire supporto militare a Kiev”, ha concluso l’esperto.

Questo attacco è stato anche interpretato come una dimostrazione di forza per l’Occidente. Karin Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, ha ribadito che gli Stati Uniti non saranno intimiditi: “Continueremo a fornire agli ucraini tutto ciò di cui hanno bisogno per difendersi”.

Intanto, Radio Svoboda ha analizzato i resti del missile, confermando che si tratta di un prodotto russo realizzato con componenti utilizzati anche nei sistemi missilistici Iskander e Bulava. Le tracce trovate sul luogo dell’attacco confermano l’impiego di tecnologie avanzate, ma non sufficienti a modificare l’andamento della guerra.

L’utilizzo del missile Orešnik non solo amplifica le tensioni sul terreno, ma rafforza il messaggio propagandistico di Mosca. La retorica di Putin sembra orientata più a consolidare il consenso interno e spaventare i suoi avversari internazionali che a ottenere un reale vantaggio strategico. Tuttavia, come evidenziano gli esperti, il vero pericolo risiede nella possibilità di un’escalation incontrollata, alimentata da una crescente corsa agli armamenti.

L’episodio evidenzia ancora una volta il complesso intreccio tra guerra sul campo, pressioni geopolitiche e dezinformacija, un’arma invisibile che non conosce confini e può colpire chiunque. Il potere della disinformazione risiede nella sua capacità di travisare la realtà, ingannando anche i più attenti, se non si è consapevoli o non ci si affida a fonti competenti ed esperti del settore. In un mondo dove ogni informazione falsa può amplificarsi all’istante, la posta in gioco non è solo comprendere il conflitto, ma proteggere la verità stessa.