“Cristopher emetteva gemiti simili a quelli di una persona in punto di morte, e gli altri gli intimavano di tacere. Giaceva a terra, con una gamba incrociata sull’altra, ripiegato su sé stesso, esposto ai colpi sul fianco destro”. Questo è il racconto di un testimone ascoltato dagli inquirenti nell’indagine sull’accoltellamento di Cristopher Thomas, il sedicenne ucciso a Pescara, per cui sono stati arrestati due coetanei. Il testimone riferisce che era con amici alla stazione di Pescara intorno alle 16:30. “L’intenzione era di andare al mare e di parlare con Cristopher Thomas, che doveva 200/300 euro a M. Cristopher solitamente si trova vicino alla stazione, e lì lo abbiamo incontrato. M. e Cristopher hanno iniziato a litigare perché M. era aggressivo e Cristopher rispondeva che anche lui aveva amici da chiamare. Ci siamo spostati verso i silos della stazione, dove M. si è irritato perché Cristopher non gli restituiva il denaro. M. ha quindi costretto Cristopher a dirigersi verso il parchetto di via Raffaello Sanzio, in una zona appartata. M. ci ha fatto cenno di andarcene, ma io e C., che lo seguivamo, siamo rimasti dietro perché la situazione non ci sembrava sicura. Gli altri seguivano a una certa distanza. Mentre camminava nel parco, M. ci ha mostrato un coltello che impugnava.
Quando ho raggiunto una posizione da cui potevo vedere M. e Cristopher, ho visto Cristopher sanguinare e ho capito subito che M. lo aveva accoltellato. Davanti a me, M. ha continuato a colpire Cristopher, steso a terra e lamentoso. Il testimone riferisce che a un certo punto anche C. ha preso il coltello dalle mani di M. e ha colpito più volte Cristopher, che continuava a lamentarsi emettendo un suono di morte. “Ero attonito e non ho reagito. Quando io, M. e C. ci siamo riuniti al resto del gruppo, tutti hanno saputo cosa era successo perché io, giunto per primo, l’ho raccontato”. Poi i ragazzi hanno deciso di andare al mare.
“Nonostante quanto accaduto, siamo andati al mare a fare il bagno, nella spiaggia dello stabilimento Croce del Sud. M. si è liberato del coltello, avvolto in un calzino sporco di sangue di C., lanciandolo dietro agli scogli di fronte alla spiaggia, lato mare aperto. Ero davvero sconvolto e ho capito che non potevo tenerlo per me, quindi ne ho parlato prima con mio fratello e poi con i miei genitori, e insieme a mio padre sono andato in questura per denunciare il fatto.
Uno degli aggressori aveva una pistola Un secondo testimone, sentito dopo il ragazzo che ha riferito come gli indagati avessero cercato di zittire Cristopher mentre moriva, racconta che C., uno dei due fermati per l’omicidio, “aveva una pistola che penso fosse scarica”. Dopo l’incontro con il gruppo alla stazione centrale di Pescara, spiega di aver saputo dagli amici che “Cristopher era scappato da una comunità e che doveva dei soldi a M., circa 240 euro, e che recentemente gli aveva prestato altri 70 euro. Credo si trattasse di debiti di droga. Questo ragazzo è stato visto vicino a un bar e M. e F. lo hanno preso e portato dietro White Bakery, dove parlavano mettendosi in cerchio”. Il ragazzo non ha assistito all’omicidio ma ha visto arrivare il primo testimone “sconvolto, completamente pallido, che ci ha detto di non andare dove stava M. perché il ragazzo era a terra, facendoci capire che era stato tramortito”.
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