Un’odontoiatra della capitale, dovrà affrontare il processo per omicidio colposo con l’accusa di non aver diagnosticato un cancro al suo paziente, Thomas Nuovo. Quest’ultimo, recatosi nel 2018 nello studio del dentista per un gonfiore sospetto tra i denti, ha ricevuto inizialmente una diagnosi di gengivite. Tuttavia, l’infiammazione era in realtà un melanoma. Si trattava di una forma aggressiva di tumore, che non è stato riconosciuto in tempo conducendo alla morte dell’uomo nel dicembre del 2020. Il giudice Francesco Patrone, su richiesta del pubblico ministero Vincenzo Barba, hanno disposto il rinvio a giudizio dell’odontoiatra.
Negligenza o sottovalutazione: l’odontoiatra non riconobbe il cancro
Thomas Nuovo, padre di due bambini piccoli, aveva iniziato a consultare il dentista dopo aver notato un fastidioso gonfiore tra i denti. Alla sua prima visita, Marco I. aveva attribuito il disturbo a una semplice infiammazione. Prescrivendo una routine di igiene orale e congedando il paziente.
Nelle due sedute successivi, i sintomi persistevano senza miglioramenti. Durante una visita successiva, il 30 luglio, un’igienista dentale dello stesso studio aveva notato i segnali di un possibile tumore. Segnalazione che aveva riportato in cartella clinica. Nonostante il sospetto, l’odontoiatra si è limitato a suggerire a Nuovo di tornare per ulteriori controlli dopo l’estate, senza effettuare ulteriori approfondimenti.
La diagnosi e le cure tardive
Dopo vari appuntamenti e una radiografia Marco I. escludeva la presenza di una neoplasia. Thomas Nuovo continuò a seguire le indicazioni del dentista. Il 19 dicembre, una venne eseguita scissione laser sul rigonfiamento. Però questo, senza alcun esame istologico né il consenso informato del paziente. Solo il 18 gennaio del 2019, il medico indirizzò Thomas all’ospedale Umberto I, dove venne predisposta una biopsia.
Tre giorni dopo venne diagnosticata di una forma aggressiva di melanoma. Nonostante quattro interventi chirurgici, radioterapia e immunoterapia, il tumore era ormai troppo avanzato: Thomas Nuovo è deceduto nel dicembre del 2020.
Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Vincenzo Barba, l’odontoiatra Marco I. avrebbe gravemente sottovalutato i segnali della malattia, ritardando la diagnosi e le cure necessarie. La vicenda ha acceso un riflettore sulla necessità di diagnosi tempestive e accurate anche in ambito odontoiatrico, e solleva interrogativi sulla responsabilità dei professionisti della salute orale nel riconoscimento di patologie oltre l’ambito dentale.
Le motivazioni per l’accusa di omicidio colposo
Si scopre dagli atti che «diagnosticando una gengivite dovuta a un’errata igiene orale (valutazione questa inizialmente plausibile), in assenza di una regressione della patologia nei tempi indicati in letteratura medica odontoiatrica (circa 15-21 giorni), a fronte del quadro sintomatico perdurante», non avrebbe disposto accertamenti cito-istologici. Una serie di esami «che, qualora eseguiti tempestivamente, avrebbero rilevato con sensibile anticipo la natura maligna della patologia da cui Thomas Nuovo era affetto». Infatti se fossero intervenuti in un lasso di tempo apprezzabile e significativo il paziente avrebbe potuto sopravvivere.
L’inizio del processo rappresenta un passo verso la verità per i familiari di Thomas Nuovo, che oggi chiedono giustizia per la perdita del loro caro, mentre il tribunale dovrà stabilire se ci siano stati errori evitabili e negligenze che hanno contribuito al drammatico epilogo della vicenda.