Oltre la Shoah: la nascita di Israele e il sogno di autodeterminazione

La nascita dello Stato di Israele nel 1948 è spesso attribuita unicamente alla tragedia della Shoah, un’interpretazione che, seppur comprensibile, non rende giustizia alla complessità e alla profondità del movimento sionista e delle forze storiche che hanno portato alla sua realizzazione. Per comprendere appieno le radici storiche e filosofiche della creazione di Israele, è necessario esplorare il contesto più ampio dell’autodeterminazione dei popoli e il processo di formazione degli stati nazionali, un fenomeno che ha caratterizzato il XIX e il XX secolo.

Il sionismo, come movimento politico e ideologico, affonda le sue radici ben prima della Seconda guerra mondiale. Nasce alla fine del XIX secolo, con figure di spicco come Theodor Herzl, che nel 1896 pubblicò “Der Judenstaat” (Lo Stato degli Ebrei), delineando la visione di uno stato ebraico come risposta alla crescente ondata di antisemitismo in Europa. Herzl e i suoi contemporanei furono influenzati dal nazionalismo romantico che pervadeva l’Europa, un’epoca in cui numerosi popoli cercavano di affermare la propria identità attraverso la creazione di stati nazionali. Basti pensare alla Grecia, che ottenne l’indipendenza dall’Impero Ottomano nel 1829, o alla Germania, unificata nel 1871 sotto la guida di Otto von Bismarck. Queste trasformazioni riflettevano una tendenza globale verso l’autodeterminazione, un principio che sarebbe stato formalmente riconosciuto nel XX secolo dal diritto internazionale.

La filosofia del sionismo non era soltanto una reazione all’antisemitismo, ma anche un’affermazione dell’identità culturale e spirituale del popolo ebraico, il cui legame storico con la terra di Israele era visto come essenziale per la rinascita nazionale. Il sionismo culturale, promosso da figure come Ahad Ha’am, sottolineava l’importanza del rinvigorimento della cultura ebraica come fondamento di un futuro stato, mentre il sionismo politico si concentrava sull’acquisizione di un territorio specifico dove gli ebrei potessero esercitare la propria sovranità.

La Shoah, con il suo orrore indicibile, ha certamente accelerato il processo di creazione dello Stato di Israele, fungendo da catalizzatore emotivo e politico. L’Olocausto ha dimostrato, nel modo più tragico possibile, la necessità di un rifugio sicuro per il popolo ebraico, un luogo dove potessero vivere liberi dalla persecuzione. Tuttavia, ridurre la nascita di Israele a una mera reazione all’Olocausto significa ignorare decenni di sforzi sionisti, diplomatici e politici, nonché il lavoro di insediamento in Palestina che aveva già dato vita a una vivace comunità ebraica ben prima della Seconda guerra mondiale.

La creazione di Israele è, dunque, il risultato di un complesso intreccio di ideali filosofici, pressioni storiche e necessità pratiche. È un esempio paradigmatico di come i movimenti nazionali si sviluppano e si concretizzano in risposta a una molteplicità di fattori, tra cui le aspirazioni culturali, le condizioni geopolitiche e le esperienze storiche vissute. In questo contesto, la Shoah rappresenta un impulso decisivo ma non esclusivo nella realizzazione dell’antico sogno sionista, che trae la sua legittimità non solo dalla tragedia, ma anche dalla visione storica di un popolo che rivendica il diritto di autodeterminarsi nella propria terra ancestrale. Nel corso del XIX e XX secolo, il mondo ha assistito a una fioritura di stati nazionali, spesso frutto del desiderio di autodeterminazione dei popoli e delle dinamiche geopolitiche in continua evoluzione. Questa trasformazione è stata parte di un più ampio movimento storico, in cui nazioni e culture cercavano di affermare la propria identità e sovranità politica.

La Grecia, ad esempio, fu uno dei primi stati a emergere in questo contesto, ottenendo l’indipendenza dall’Impero Ottomano nel 1829. Il risveglio del nazionalismo greco fu alimentato da una combinazione di risorgimento culturale e rivolte popolari, sostenute da potenze occidentali come la Gran Bretagna, la Francia e la Russia. La Germania, un altro esempio emblematico, vide la sua unificazione nel 1871 sotto la guida di Otto von Bismarck, il cancelliere prussiano che orchestrò abilmente una serie di guerre e alleanze per consolidare i vari stati tedeschi sotto un unico impero. Questo processo fu segnato da un forte senso di identità nazionale e da un desiderio di superare le divisioni fra le varie città-stato e ducati che componevano la regione.

In Italia, il Risorgimento portò all’unificazione del paese nel 1861, culminando con la proclamazione del Regno d’Italia. Guidato da figure carismatiche come Giuseppe Garibaldi, Camillo Benso di Cavour e Vittorio Emanuele II, il movimento fu un mix di campagne militari e diplomazia che finalmente unì le varie regioni italiane sotto un’unica bandiera. Anche nell’Europa orientale e nei Balcani, il XIX e il XX secolo furono testimoni della nascita di numerosi stati, spesso in seguito al crollo di grandi imperi multinazionali come l’Impero Austro-Ungarico e l’Impero Ottomano dopo la prima guerra mondiale. Stati come la Polonia, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia emersero come entità sovrane, riflettendo la crescente domanda di rappresentanza nazionale e di autonomia politica. Il Medio Oriente non fu immune a queste trasformazioni. In seguito alla dissoluzione dell’Impero Ottomano, la regione vide la nascita di numerosi stati-nazione, spesso delineati da accordi coloniali e mandati internazionali. L’Iraq, la Siria e il Libano, tra gli altri, ottennero gradualmente l’indipendenza attraverso un complesso processo di decolonizzazione e riconfigurazione geopolitica.

In questo ampio panorama di cambiamenti, la nascita di Israele nel 1948 non solo si inserisce nel movimento globale di autodeterminazione dei popoli, ma rappresenta anche un caso unico, frutto di circostanze storiche particolari. Sebbene la Shoah abbia accelerato la realizzazione del progetto sionista, il desiderio di uno stato ebraico era già radicato in un movimento storico che cercava di rispondere alle aspirazioni nazionali del popolo ebraico, in linea con le esperienze di molti altri popoli in quel periodo. Così, mentre la tragedia dell’Olocausto ha fornito un impeto emotivo e morale impareggiabile, la creazione dello Stato di Israele è il prodotto di una lunga e determinata lotta per l’autodeterminazione, che trova paralleli significativi nelle storie di altre nazioni emerse nel medesimo contesto storico. Questi eventi riflettono un’epoca di cambiamento in cui le idee di autodeterminazione hanno ridefinito i confini e le identità politiche del mondo, dando forma a un nuovo ordine internazionale. La storia di Israele, dunque, è parte integrante di questo vasto mosaico di aspirazioni e trasformazioni nazionali, un capitolo  nel continuo racconto dell’autodeterminazione dei popoli.

@riproduzione riservata