Olindo Romano e Rosa Bazzi rimangono in carcere, con l’ergastolo confermato

L’istanza è ritenuta “inammissibile”. La sentenza di oggi ribadisce quanto già stabilito in primo grado, in appello e in Cassazione. Il legale: “Ricorreremo”. Azouz Marzouk, padre e marito di due vittime: “Non sono stati loro”

Olindo Romano e Rosa Bazzi rimangono in carcere, con l’ergastolo confermato: il caso non verrà riaperto né ridiscusso. Oggi alle 14 era attesa la decisione dei giudici della Corte d’appello di Brescia, riuniti in camera di consiglio, sulle richieste di revisione del processo per la strage di Erba presentate dai coniugi e dal sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser. Non ci sono state repliche. I giudici hanno dichiarato inammissibili le istanze e le nuove prove richieste dalla difesa.

La coppia era stata ritenuta colpevole della strage dell’11 dicembre 2006, in cui persero la vita quattro persone: Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio di 2 anni Youssef, sua madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.

La sentenza di oggi – arrivata dopo quasi 5 ore di camera di consiglio – conferma quanto già stabilito in primo grado, in appello e in Cassazione sul quadruplice omicidio dell’11 dicembre 2006, sgretolando le speranze della coppia che ha assistito, dietro le sbarre, al verdetto.

I commenti dopo la lettura della sentenza “Faremo ricorso in Cassazione”, ha dichiarato a caldo l’avvocato Fabio Schembri, legale dei Bazzi. Disappunto anche da parte di Azouz Marzouk, padre e marito di due delle quattro vittime della strage: “Sono deluso, io resto convinto che non siano stati loro. Finché non verranno riaperte davvero le indagini, resto della mia idea”. Parte civile ma convinto dell’innocenza dei condannati, a chi gli chiede se è il momento di chiedere scusa ai fratelli Castagna, Azouz replica: “Non li conosco”.

I difensori – e sulla stessa linea il sostituto procuratore di Milano, Cuno Tarfusser che aveva presentato la richiesta – avevano messo in discussione la traccia di sangue trovata nell’auto dei coniugi, la testimonianza dell’unico sopravvissuto poi scomparso Mario Frigerio, e le confessioni di Olindo e Rosa. Contro la revisione, la procura generale di Brescia aveva chiesto, ottenendola, l’inammissibilità di tutte le istanze. Speriamo che ora sulla vicenda cada l’oblio.

@riproduzione riservata