My America, l’ultimo documentario di Barbara Cupisti, è una riflessione a denti stretti sulla condizione sociale della più grande democrazia esistente. Dotato di un taglio volutamente crudo, si pone l’obiettivo di mostrare la realtà senza inutili edulcoranti. Girato tra Los Angeles , Chicago e L’Arizona il film è un ritratto delle contraddizioni sociali che regnano sovrane nel paese riferimento per eccellenza. Il diritto alla felicità sancito nella costituzione Usa mai come oggi sembra essere una favola affossata sotto l’ineguaglianza.
La regista racconta storie di persone normali che ogni giorno sono in prima linea per mettere freno ai danni che la diffusione selvaggia di armi da fuoco porta con sé. Violenza, povertà e immigrazione sono i temi approfonditi, nell’intero lavoro, con estrema capillarità e onestà intellettuale. Attraverso le testimonianze dirette degli attivisti di Goodkids e Mad City la Cupisti prova a mostrare una dimensione reale degli Usa raccontando vite di chi crede che migliorare sia ancora possibile.
Armi che sono la causa di morte e rabbia sociale e persone comuni che vorrebbero regolarne la circolazione. I protagonisti sono cittadini comuni, volontari che lottano su più fronti. A Los Angeles sono ritratti uomini e donne che vivono nella completa indigenza a stretto contatto con le vie del lusso, il tutto fotografato attraverso la voce viva dei volontari che prestano assistenza ai senza tetto provenienti da ogni dove.
My America è una narrazione precisa e schietta, un lavoro interessante che non fa proselitismi e non propone soluzioni, va a segno. Barbara Cupisti non è interessata ad alcun orpello ma a una realtà che avvolge lo spettatore portandolo a rivedere il suo inconscio. Il documentario, pur forte nella narrazione, non è assolutamente negativo verso un paese le cui anime sono capaci di solidarietà e comprensione per la comunità. Il sogno americano oggi risiede nella volontà di chiunque sia in grado di pensare e costruire una realtà alternativa.