Se n’è andato, in punta di piedi com’era nella sua indole, Mario Corso. Il “piede sinistro di Dio” aveva 78 anni ma nella sua vita trascorsa sui campi di calcio con addosso la maglia nerazzurra della Grande Inter di Helenio Herrera, “Mariolino” – come veniva chiamato affettuosamente dai suoi tifosi – ci ha regalato, ancora oggi assai ben impresse nei nostri occhi e nella nostra mente, magie a ripetizione e colpi da autentico fuoriclasse.
Morto Mario Corso, l’addio dell’Inter
E’ lui, il genio di San Michele Extra, un quartiere di Verona, l’ideatore e creatore della “foglia morta” (“mi veniva d’istinto”, diceva), un virtuosismo su punizione, una delizia per gli occhi che nel corso del tempo in molti hanno provato ad imitare, ma non con quel tocco liftato e quella sagacia artistica che lui sapeva imprimere alla palla e che ne ha caratterizzato lo stile e l’eleganza. Spesso incompreso (pochissime, quasi ininfluenti le sue convocazioni con la nazionale azzurra), il suo calcio era pura poesia. In campo mostrava un indiscusso fascino pedatorio deliziando il popolo della Beneamata con assoluta maestria, vergando le pagine della Storia nerazzurra dell’epoca con arzigogoli e tratti eterei di rara bellezza calcistica.
Il suo calcio era pura poesia
Un artista del pallone, un funambolo senza eguali; un po’ croce e un po’ delizia per via di quel suo incedere tra lo svagato e il sornione, trascinava l’Inter con cristallino talento. Ora le sue doti di fantasia e mirabile proprietà di palleggio continuerà a mostrarle, lassù, nelle verdeggianti vallate del Paradiso incantando ancora con quel suo sinistro fatato, il suo pubblico. Ciao Mario, riposa in pace.