La città di Milano è sotto i riflettori per le tensioni e rivolte, esplose dopo la morte di Ramy Elgaml. Il giovane deceduto nella notte tra sabato e domenica durante un inseguimento con i carabinieri. Quella che inizialmente sembrava una tragica vicenda si è trasformata in una polveriera di tensioni sociali e politiche, culminata in scontri al Corvetto, con manifestazioni non autorizzate, atti vandalici e interventi delle forze dell’ordine. La situazione è ora un vero banco di prova per l’amministrazione locale e nazionale.
Le radici delle rivolte a Milano
L’episodio di Ramy Elgaml, avvenuto all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, ha immediatamente scosso la comunità locale. La notte stessa dell’incidente, decine di persone si sono radunate al Policlinico di Milano in segno di protesta, dando il via a un’ondata di manifestazioni spontanee e rivolte incontrollate. Nei giorni successivi, le tensioni sono sfociate in disordini a Corvetto, quartiere popolare da tempo segnato da problemi di marginalità sociale e criminalità.
Lunedì sera la situazione è degenerata in vere e proprie scene di guerriglia urbana. Roghi accesi in strada, lanci di petardi e fuochi d’artificio, vandalismi a danno di mezzi pubblici e pensiline Atm. Le forze dell’ordine hanno risposto con un arresto, ma la questura ha ritenuto necessario richiedere rinforzi per le notti a venire. Un’emergenza che si protrarrà fino al 7 dicembre, giorno della Prima della Scala.
Lo scontro politico
L’escalation di violenza ha rapidamente assunto una dimensione politica, con le opposizioni che attaccano duramente il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e le forze di governo che invocano una
Il vicepremier Matteo Salvini ha commentato senza mezzi termini: “Chi sfoga violenza e comportamenti incivili attentando alla vita di donne e uomini in divisa e mettendo in pericolo i cittadini è un delinquente da punire senza clemenza. È questa la società che vuole gli accoglienti e solidali? Altro che provenienti da Paesi a rischio, sono loro a essere un rischio per il nostro Paese”.
Alessandro Verri, capogruppo della Lega a Palazzo Marino, ha accusato direttamente l’amministrazione Sala: “La guerriglia urbana al Corvetto è conseguenza del fallimento di Sala e del modello progressista. Il sindaco è presentato a Corvetto solo per fare video social durante la campagna elettorale. La realtà drammatica di questa periferia è ignorata”.
Dello stesso avviso è Fratelli d’Italia, con Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza, che ha sottolineato la necessità di azioni drastiche: “Serve un giro di vite senza se e senza ma, iniziando con gli sgomberi degli abusivi. Nel quartiere ci sono numerosi alloggi popolari occupati, soprattutto da immigrati, e non mi stupirei”.
Le sfide per Milano
Mentre il clima politico si surriscalda, l’allerta nel quartiere resta massima. La situazione al Corvetto rappresenta un punto di frattura tra le esigenze di sicurezza e quelle di inclusione sociale. Il timore è che la spirale di violenza possa continuare nei prossimi giorni, complicando ulteriormente la gestione dell’ordine pubblico.
La vicenda di Ramy Elgaml e le conseguenti solleva interrogativi più ampi sul rapporto tra periferiche, politiche di integrazione e sicurezza urbana. Il Corvetto, come altre aree marginalizzate di Milano, diventa così il simbolo di un malessere che va ben oltre i singoli episodi, richiedendo risposte che siano al tempo stesso rapide e strutturali.
Con la Prima della Scala alle porte e un dibattito politico che divampa, Milano si trova a dover affrontare una sfida che potrebbe ridefinire non solo il suo volto, ma anche l’agenda politica nazionale.