Il buon inizio di campionato aveva fatto ben sperare i tifosi del Milan nel preludio di un’ottima annata. D’altronde, un vecchio adagio insegna che chi ben comincia è a metà dell’opera. La squadra rossonera, dopo le prime otto giornate, era infatti in testa alla classifica con due punti di vantaggio sull’Inter. Tuttavia, è stato solo un fuoco di paglia perché il club rossonero è poi sprofondato in una crisi tecnica e di risultati che adesso vede Pioli praticamente appeso ad un filo. Se in campionato la squadra rossonera è tuttora terza (comunque a sei punti dalla capolista Inter dopo 13 giornate) la sconfitta di ieri sera in casa col Borussia Dortmund (tre a uno il risultato finale a favore della squadra tedesca) ha plasticamente evidenziato tutti i limiti tecnico tattici dell’organico rossonero, le cui sorti sportive sembrano decisamente legate a doppio filo al suo giocatore più rappresentativo, Rafael Leão. L’assenza di quest’ultimo ha infatti creato un grosso problema al tecnico rossonero, che senza lui in campo, perde in velocità nelle ripartenze (costituenti certamente ad oggi l’arma migliore fin qui mostrata dai rossoneri) ed in quel pizzico di fantasia nelle manovre offensive. Proprio questa estrema dipendenza dal giocatore portoghese mette a nudo gli evidenti limiti di costruzione di gioco della squadra di Pioli.
Il Milan visto in Champions quest’anno non sembra essere quella squadra che il suo illustre ex allenatore, Arrigo Sacchi, ha definito con me la più europea delle italiane. La squadra manca infatti di coralità, di compattezza (ieri sera era inspiegabilmente lunga). Il centrocampo appare incapace di rifornire adeguatamente le punte, in particolare Giroud (ieri comunque sottotono). Senza dimenticare gli sbandamenti del reparto difensivo che quest’anno non ha ancora trovato i giusti automatismi (in campionato il Milan ha fin qui subito 14 gol, il doppio di quelli subiti dall’Inter).
Capitolo infortuni
Non si può comunque negare come i recenti risultati negativi della squadra rossonera siano dipesi certamente anche dai numerosi infortuni dei suoi giocatori (ieri si è fatto male anche Thiaw), che, da agosto ad oggi, sono stati 26. La notevole mole di questi infortuni induce fondatamente a ritenere che la preparazione atletica nel periodo estivo possa non essere stata eseguita in maniera del tutto corretta.
Una crisi figlia di di molti errori
La crisi in cui versa il Milan è quindi a nostro avviso rinvenibile in un mix di deficienze tecnico-tattiche nonché in una preparazione atletica non ottimale che ha molto probabilmente influito sui menzionati infortuni. Sotto il primo aspetto è comunque ancora presto (visto che la stagione è ancora lunga) per dire che il nuovo progetto voluto dal patron Cardinale e dai nuovi dirigenti da egli chiamati a sostituire i silurati Maldini e Massara, sia fallito.
Tuttavia, l’ormai più che probabile esclusione della squadra rossonera dalla Champions League (al Milan, infatti, potrebbe non bastare vincere l’ultima sul campo del Newcastle), costituirebbe un primo implacabile verdetto negativo sull’operato della nuova dirigenza e del mister. Inutile sottolineare, in tal senso, che le possibili ricadute, oltre che sul piano strettamente sportivo, anche su quello economico, sarebbero molto pesanti (in tal senso si pensi anche alla mancata qualificazione al mondiale per club che andrà in scena nel 2025, ove il sodalizio rossonero sta contendendo il posto alla Juventus). Oltre a tutto ciò bisognerà poi capire che effetti potrà avere l’arrivo (non ancora ufficializzato ma pressoché certo) di Ibrahimović sugli equilibri dello spogliatoio; in particolare appare lecito chiedersi come potrà conciliarsi il ruolo dell’ex giocatore svedese con quello di Pioli, non essendo così fantasioso ipotizzare che una qualche “interferenza” del primo sull’operato del secondo (quantomeno a livello di comunicazione con i calciatori) ci potrebbe stare. Vedremo, quindi, cosa accadrà nei prossimi giorni che sembrano essere molto caldi in casa milanista soprattutto per le sorti del mister Pioli.
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