Perché arriva Conceiçao? Per molti tifosi rossoneri era solo questione di tempo, perché le premesse c’erano tutte. “Ah Fonseca, non ha mai allenato una grande, non è adatto”, dicevano. Effettivamente, il tecnico nativo di Maputo, Mozambico, ha fallito e, pur avendo mangiato il “panettone”, non è riuscito a chiudere l’anno in panchina. E in fondo, probabilmente, in lui non credeva nemmeno la società. Basti pensare che dopo il suo esonero è spuntata una clausola presente nel contratto, secondo cui se fosse stato licenziato entro sei mesi il Milan avrebbe dovuto pagarlo solo fino a giugno 2025 e non fino al termine dell’accordo. Una strategia per risparmiare, ufficialmente, un segno di scarsa fiducia e poca programmazione per gli utenti del web.
E’ portoghese il nuovo tecnico del Diavolo
Adesso, la palla passa a un altro tecnico straniero, scelto dalla dirigenza americana per risollevare le sorti di un Diavolo abbattuto: il portoghese Sergio Conceiçao, con un passato da calciatore alla Lazio e all’Inter e già vincitore di numerosi trofei in patria, sulla panchina del Porto. Grinta, coraggio, aggressione della palla sono i mantra del suo calcio. Aspetti che cercherà di inculcare ai giocatori partendo già da stasera, quando il Milan affronterà la Juventus nel big match di Supercoppa Italiana. Una gara per molti fondamentale per il futuro.
Ma questa scelta funzionerà davvero? È lui l’arma giusta per svoltare la stagione? Non era forse il caso, come dicono diversi tifosi, di affidarsi a un allenatore italiano che già conosceva l’ambiente e il campionato?
Da Guttman a Conceiçao, passando per Czeizler, Seedorf e Mihajlovic
Facendo un bilancio sul passato del Milan si può affermare che, storicamente, gli allenatori stranieri hanno avuto spesso percorsi tortuosi. Senza contare i vari tecnici austriaci e ungheresi della prima metà del XX° secolo, tra cui il famoso Bela Guttman, sì quello della maledizione anti-Benfica, oppure Czeizler, primo per media punti (2,13), che appartengono a un calcio troppo lontano per essere giudicato, l’unico uomo di nazionalità non italiana che ha lasciato il segno è stato lo svedese Nils Liedholm, eroe della decima stella rossonera nel 1979. Poi, più ombre che luci: dai fallimenti di Oscar Tabarez e Fatih Terim a Leonardo, ricordato per il calcio champagne ma non per le vittorie, fino ai più recenti Clarence Seedorf e il compianto Sinisa Mihajlovic, seduti sulla panchina rossonera in uno dei periodi più difficili di sempre.
Tutti tecnici che hanno cercato di portare una ventata d’aria fresca a Milano, ma sono stati travolti dal calcio italiano e dai suoi meccanismi, ma anche dalla pressione di allenare uno dei club calcistici più storici al mondo. Toccherà, dunque, a Sergio Conceiçao, le cui prime parole sono state “serve avere il cuore caldo e la testa fresca”, ribaltare la tradizione negativa dei tecnici non italiani e dimostrare che, per una volta, quando il Diavolo parla straniero i tifosi possono stare tranquilli.