Lunedì scorso Meryl Streep ha aperto il suo intervento a margine dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite parlando della condizione delle ragazze e delle donne afghane. Il discorso ha avuto toni perentori e decisi, e’ stato avvertito come una scossa alla coscienza dei leader di tutto il mondo, una scossa capace di far parlare e accendere i riflettori su una zona della terra martoriata e dimenticata. Terra dimenticata per la seconda volta nella storia, all’esito del ritiro delle forze alleate guidate dagli Stati Uniti nell’agosto del 2021, quando rientrarono i Talebani con i loro editti limitanti libertà e diritti, soprattutto delle donne e delle bambine. Già nel 1996 era sceso l’oscurantismo culturale e umano velato dall’obbedienza a una legge religiosa, la sharia, che di fatto trasformò l’Afghanistan, come scrisse il Whashington Post, «in una nazione profondamente violenta, repressiva e instabile che accolse terroristi internazionali»
Ha poi continuato Streep, più di cento editti hanno limitato i diritti delle bambine e delle donne in Afghanistan, niente scuola, niente tempo libero, niente musica, nessun diritto. Un mondo rovesciato rispetto agli anni ‘70 quando una donna poteva essere quello che voleva, in ogni professione. «Oggi una gatta può andare a sedersi sul portico di casa e sentire il sole sul viso. Può inseguire uno scoiattolo nel parco. Uno scoiattolo ha più diritti di una ragazza in Afghanistan oggi, perché i parchi pubblici sono stati chiusi alle donne e alle ragazze dai talebani. Un uccello può cantare a Kabul, ma ragazze e donne non in pubblico »- Il discorso della famosa attrice forse servirà a focalizzare l’attenzione mediatica e politica su quel paese, dove ogni diritto umano è perso e dove regnano le limitazioni alle normali espressioni umane.
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