Elon Musk, il magnate della tecnologia e uomo più ricco d’America, ha ampliato la sua influenza ben oltre il settore privato. Con la nomina alla guida del Department of Government Efficiency (Doge), un dicastero senza portafoglio ma con accesso ai 5.000 miliardi di dollari di pagamenti federali annuali, Musk si ritrova in una posizione che va ben oltre la supervisione amministrativa. La sua visione imprenditoriale, basata sulla disgregazione delle istituzioni tradizionali, sta già creando tensioni con i funzionari pubblici e i tecnocrati che vedono in lui una minaccia alla stabilità del sistema.
Il suo ultimo annuncio, secondo cui alcuni pagamenti federali andrebbero anche a gruppi fraudolenti o terroristici, ha scatenato il timore che il Doge possa trasformarsi in un’arma politica. Anche se ufficialmente limitata alla “sola lettura”, la sua supervisione rischia di diventare un meccanismo di controllo e condizionamento sulle scelte finanziarie del governo, con impatti diretti sulla vita di milioni di cittadini.
MEGA, il trumpismo sbarca in Europa
Mentre negli Stati Uniti Musk si afferma come un supervisore dei flussi finanziari federali, in Europa rilancia il progetto “Make Europe Great Again” (MEGA), una palese estensione delle politiche sovraniste di Donald Trump al Vecchio Continente. Il progetto mira a promuovere una visione politica contraria ai valori europeisti, sostenendo modelli di leadership autoritaria, deregolamentazione aggressiva e nazionalismo economico.
Questa ingerenza è stata apertamente criticata dal Vicepremier e Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che ha ribadito il suo sostegno a un’Europa federale e popolare, contrapposta all’idea di un’Europa plasmata dal pensiero trumpiano. Tuttavia, l’influenza di Musk non si ferma alle dichiarazioni pubbliche, la sua rete di comunicazione, guidata dalla piattaforma X (ex Twitter), è diventata uno strumento per diffondere idee e influenzare il dibattito politico.
L’ombra delle guerre commerciali: Trump, i dazi e il rischio per l’Europa
Oltre alla retorica politica, le azioni di Musk si incrociano pericolosamente con un’altra minaccia, i dazi che Trump vuole imporre all’Europa. L’ex presidente americano, già protagonista di una guerra commerciale con la Cina, ha annunciato la volontà di colpire le esportazioni europee con tariffe doganali del 10% sulle importazioni e del 60% sulle auto.
Questa politica protezionistica rappresenterebbe un duro colpo per le economie europee, in particolare per settori chiave come l’automobilistico, il manifatturiero e l’agroalimentare. Musk, che ha stretti legami con l’industria americana e ha già beneficiato della protezione del mercato interno per la sua Tesla, potrebbe trarre vantaggio da queste misure, lasciando l’Europa in una posizione di svantaggio competitivo.
Il vecchio continente sotto assedio
L’Europa si trova di fronte a un doppio attacco: da un lato, l’influenza di Musk e il suo tentativo di ridefinire il panorama politico attraverso MEGA; dall’altro, la minaccia economica rappresentata dai dazi trumpiani. Il rischio non è solo commerciale, ma anche ideologico, un’Europa più debole, frammentata e influenzata da poteri esterni potrebbe perdere la propria indipendenza decisionale.
Mentre i governi europei valutano come rispondere, una cosa è chiara, il futuro dell’Europa non può essere deciso da figure come Musk o Trump. La sfida per i leader europei è quella di difendere la propria sovranità economica e politica, senza cadere nelle trappole del populismo e dell’influenza esterna.