Manuela Bargnesi psicologa, radiata per commenti su TikTok

I social media possono distorcere l'obiettività, la psicologa Manuela Bargnesi lo prova sulla sua pelle

Manuela Bargnesi psicologa

L’episodio della radiazione della psicologa Manuela Bargnesi, solleva interrogativi importanti sul rapporto tra etica professionale e uso dei social media. La dottoressa su TikTok aveva difeso Giovanni Padovani, condannato per il brutale femminicidio di Alessandra Matteuzzi.

Bargnesi aveva pubblicato un video a gennaio in cui descriveva Padovani come una persona fragile e priva di indole violenta, sostenendo che l’uomo non possedeva tratti aggressivi prima della relazione con Matteuzzi. Dichiarazioni che hanno scatenato polemiche e portato alla sua radiazione dall’Ordine degli Psicologi delle Marche. Secondo il Consiglio dell’ordine, la psicologa avrebbe violato il codice deontologico in modo grave, tradendo il segreto professionale, il principio di responsabilità e il decoro della professione.

Radiata la psicologa Bargnesi: social e professioni sensibili un confine sottile

Questo caso evidenzia quanto sia delicato l’uso dei social media da parte di professionisti che lavorano in ambizioni sensibili come la psicologia. L’Ordine ha sottolineato che TikTok, per sua natura, non è il luogo appropriato per discutere di questioni così complesse e delicate. La decisione di esprimere opinioni personali, senza solide basi scientifiche e in un contesto pubblico, può danneggiare l’immagine della professione e influenzare negativamente l’opinione pubblica.

La responsabilità delle parole di Manuela Bargnesi

Il femminicidio di Alessandra Matteuzzi è un caso tragico che ha scosso l’opinione pubblica. Si descrive l’assassino come una vittima di circostanze è stato percepito da molti come una forma di giustificazione. Pur avendo dichiarato di non voler difendere il femminicidio, Manuela Bargnesi come psicologa, ha veicolato un messaggio ambiguo, sollevando dubbi sulla percezione della violenza di genere e sul ruolo dello psicologo nella comunicazione pubblica.

Un caso sintomatico di un problema più grande

Questo episodio pone domande più ampie: i social media, con la loro natura immediata e spesso sensazionalistica, possono davvero essere una piattaforma neutra per argomenti complessi? O rischiare di amplificare interpretazioni personali, distorcendo il discorso e minando la credibilità delle professioni?

La lezione da imparare

La radiazione di Bargnesi non è solo un atto punitivo, ma un segnale chiaro sulla necessità di ridefinire le linee guida per i professionisti nell’era dei social media. La capacità di formare con competenza, evitando il rischio di spettacolarizzazione, è fondamentale per mantenere l’autorevolezza e l’integrità professionale.

Questo caso serve da monitorare: il confine tra opinione personale e dovere professionale è sottile, e sui social media, è facile oltrepassarlo con gravi conseguenze.