L’imam di Bologna usa il pulpito della moschea per attaccare i giornalisti

Il pulpito del centro islamico Iqraa di Bologna non è più soltanto luogo per difendere Hamas, ma anche un posto da dove attaccare i giornalisti. Questa volta il predicatore “estremista” Zulfiqar Khan (come egli stesso si è del resto definito), ha attaccato la giornalista del “Resto del Carlino”, Federica Orlandi, responsabile (a detta del pakistano) di aver scritto menzogne.

Khan nega pubblicamente di aver detto quanto scritto dal giornale bolognese e infatti al minuto 19:56 il predicatore dice, rivolgendosi alla Orlandi: “poi lei scrive “coloro che si schierano con Israele e l’America faranno brutta fine”.

Negando di averlo detto: “Faranno brutta fine? Io quando ho detto faranno brutta fine? Io ho detto che quelli che rimangono insieme sono complici per questo genocidio… Poi sempre ho detto che America sta sfruttando all’Europa”.

E allora riprendiamo il sermone di Khan del 23 febbraio 2024, al minuto 31:57, quando affermava:

“…Avvertiamo almeno che noi siamo in Europa, che noi adesso siamo in Italia, avvertiamo i governi dove vivono i musulmani che non entrate, non date il mano a questi assassini, perché Allah non vede chi è musulmano, chi non è musulmano, chi sta con America e chi sta con Israele. Allah vede se è ingiusto, avrà la sua fine…Chi entrerà a far parte del America e Israele avrà un fine brutto”.

Al minuto 26:28 Khan nega anche di aver fatto Takfir al Re di Giordania (pur affermando di avercela con lui) e dice che “non sono le sue parole ma l’immaginazione della giornalista” e aggiunge di non aver mai detto che il Re di Giordania è “Kafir” o “al-Kufr”.

Eppure, il 16 aprile 2024, a partire dal minuto 16:40 circa, Khan illustrava una serie di versetti con tanto di sua traduzione: “Non ti fanno triste quelli che corrono fil-Kufr, in miscredenza. Kufr vuol dire “per nascondere la verità”.

E insisteva (17:59): “Questi sono quelli che stanno cercando di nascondere la verità…Quel Quran è un libro che spiega tutto quanto. Cosa succederà con questo “Khain”, traditore, Giordania? Allah parla anche per quello”.

E poi: “Di nuovo Allah dice “Senza dubbio quelli che prendono, acquistano il Kufr rispetto all’imaan (la fede). Chi ha preso il kufr, chi ha acquistato il Kufr in posto dell’imaan è Giordania….”

E ancora “…Quran non è solo per 1400 anni fa o 1500 anni fa; Quran è libro di ogni epoca, di ogni momento. Oggi questi versetti stanno parlando delle persone come Re della Giordania e quelli altri ancora cercano di avere il contento da Israele e dall’America. Allah sta parlando con loro”.

Khan dice di non aver dato del miscredente al Re di Giordania. Andiamo dunque a vedere cosa significano “al-Kufr”, “Kafir”, “Kuffar” e via dicendo da fonti autorevoli.

Definizione di Kafir dell’Oxford Dictionary of Islam, un testo di massima autorevolezza internazionale nell’ambito degli studi islamici:

Non credente. Applicato per la prima volta ai meccani che rifiutavano di sottomettersi all’Islam, il termine implica un rifiuto attivo della rivelazione divina. Si pensa che tutti i non credenti affrontino la dannazione eterna nell’aldilà.

Definizione di Kufr sempre dalla medesima fonte:

Miscredenza. Un concetto significativo nel pensiero islamico, la parola kufr o uno dei suoi derivati ​​appare nel Corano 482 volte. Significa anche “ingratitudine”, il rifiuto ostinato di apprezzare i benefici che Dio ha concesso.

Numerosi studiosi illustrano inoltre come il concetto di “nascondere la verità” è inteso anche come “nascondere” o “occultare la Verità divina” (al-Haqq). Il commento al Corano del defunto Prof. Gabriele Mandel Khan, islamologo, musulmano e docente universitario spiega:

Dal radicale K-F-R il verbo di prima forma kafara: essere miscredente, irreligioso, apostasiare, ricoprire, negare, impazientirsi; di seconda forma kaffa_ra e di quarta forma akfara: far vacillare la fede di qualcuno, accusare qualcuno di miscredenza”.

Sayyed Hossein Nasr, nel suo “The study Quran” indica così il termine “Kuffar”:

Più comunemente tradotto con “miscredente”, ma il cui significato etimologico significa “ricoprire” qualcosa”, che in senso religioso si riferisce al coprire la consapevolezza innata della verità della signoria e dell’unicità di Dio che portano dentro di sé”.

Il Prof. David Cook, islamologo presso la Rice University di Houston, Texas, spiega nel suo testo “Understanding Jihad” che il Takfir (radice sempre K-F-R) è un marchio di miscredenza utilizzato nel mondo sunnita in particolare a partire dall’era di Ibn abd-al Wahhab (seppur concetto risalente ad Ibn Taymiyya molti secoli prima) e utilizzato sia contro i non-musulmani e sia contro i musulmani fuorvianti.

Questi sono solo alcuni esempi, ma si potrebbe andare avanti per pagine e pagine.

E’ bene poi tenere a mente che Khan, mentre utilizza il termine “Kufr” fa anche riferimento al termine “Imaan” che significa “Fede”. Riprendiamo la definizione sempre dall’Oxford Dictionary of Islam:

Iman: Fede o credenza. Suggerisce sicurezza per i credenti contro la falsità e gli errori in questo mondo e la punizione nell’aldilà. Presuppone la fede nell’unità di Dio, degli angeli, dei profeti, dei libri rivelati e dell’aldilà.

Non è dunque un discorso legato a fede e miscredenza?

E poi ci sono i diversi riferimenti di Khan a Hamas. Nel sermone del 9 giugno, il predicatore pakistano aveva affermato (da min 13:49):

“…coloro che portano il messaggio di Allah e hanno paura solo di Allah…e non hanno paura di nessuno, solo di Allah, solo di Allah, Allah aiuta loro, come Allah sta aiutando i mujahidin. Tanti hanno paura di dire che Hamas sono i mujahidin, stanno combattendo per il diritto contro questi terroristi”.

Il 25 maggio Khan citava Hamas per ben tre volte durante il solito sermone presso un centro islamico della provincia di Modena. Al minuto 12:59 Khan affermava: “Questo piccolo guerriero, un gruppo di persone che si chiama Hamas. Loro hanno fatto capire al mondo che questi sono vigliacchi (Israele, sionisti), non possono far niente contro gli uomini, loro possono solo andare contro i bambini, contro le donne, contro i civili”.

In seguito, al minuto 32:47, il predicatore diceva:

Noi abbiamo visto, tanti fratelli hanno paura di dire che Hamas è un gruppo sincero, mujahidin, perché avevano bombardato su tutti i musulmani d’Europa che per forza devo dire che Hamas è un’organizzazione terrorista. Hanno provato con me anche dal 7/10 in poi, sempre abbiamo avuto questa posizione che Hamas non è un’organizzazione terrorista. Loro stanno difendendo il loro territorio”.

E non è finita, perché al minuto 53:54 dichiarava:

Noi ringraziamo Allah sws tramite questi guerrieri mujahidin del Hamas che hanno fatto scoprire questa realtà, questa verità, che questi (israeliani, americani) sono terroristi, sono assassini…”.

Del resto Khan è tranquillo, lo ha detto più volte e nonostante che il suo caso sia finito su molti quotidiani e in televisione, perché “vive in Italia che è un Paese democratico, non in Israele e in Italia tutti hanno diritto di esprimere le proprie idee”.

Vedendo però cosa scrive Khan su Hamas e ricordando che ad aprile un cittadino algerino residente a Udine è stato espulso per dei post sui social a favore di Hamas e del jihad palestinese, forse qualche domanda è il caso di farsela.

Come se non bastasse, può essere utile ricordare cosa disse Khan sugli ebrei nel novembre del 2023 alla trasmissione “Dritto e Rovescio: “gli israeliti sono terroristi e ingannatori secondo la Bibbia” aggiungendo che l’inganno con il fine dell’interesse fa parte della fede ebraica.

Oppure il 19 aprile 2024 quando accusava Netanyahu di essere un “assassino, estremista rabbino” (come se “rabbino” fosse un’infamia?) e aggiungendo: “Se qualcuno dice a me “sei estremista islamico” dico sì perché estremismo vuole dire seguire i fondamenti…”

Oppure durante un comizio in Piazza Maggiore a Bologna nel maggio del 2021 quando disse che “gli ebrei sono crudeli perché usano l’intelligenza per fare male agli altri”.

Vale la pena citare che nel video del 13 giugno dove attacca la Orlandi, Khan dice anche: “Il giornalismo anche si trova dentro al Corano che prossimo video vi dico le regole del giornalismo quello che ci ha spiegato il nostro creatore” (30:26).

Per Khan, anche il giornalismo deve per caso seguire le regole coraniche? Chissà cosa intende?

Ci si ferma qui, anche se ci sarebbe ancora molto altro da dire. Ma forse ormai, più che sull’attività di Khan presso il centro islamico, bisognerebbe invece iniziare a focalizzarsi sul perché a Khan sia stato permesso di arrivare fino a questo punto, nonostante la sua attività fosse ampiamente nota. Una domanda che gli onorevoli Sara Kelany, responsabile del dipartimento immigrazione di Fratelli d’Italia, e Marco Lisei, sempre di Fratelli d’Italia, hanno posto al ministro degli Interni Piantedosi con due interrogazioni parlamentari e ora si attendono sviluppi. Khan però non appare preoccupato perché “in Italia c’è la democrazia e si può parlare”.

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