Libertà di stampa e Report, una battaglia da non perdere

Dalla lezione dell'editto bulgaro alla difesa di Report, un impegno per l'indipendenza giornalistica

In un momento storico in cui la libertà di stampa è sempre più sotto attacco, non possiamo restare in silenzio di fronte alle polemiche che cercano di minare l’indipendenza di Report, la trasmissione di inchiesta guidata da Sigfrido Ranucci. Negli ultimi anni, il programma è diventato un baluardo del giornalismo investigativo in Italia, un simbolo della capacità della televisione pubblica di servire i cittadini attraverso un’informazione scomoda, ma necessaria.

Il precedente dell’editto bulgaro

Per comprendere l’importanza di difendere Report, basta guardare al passato recente della nostra storia. Era il 2002 quando Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, pronunciò in diretta TV quello che sarebbe passato alla storia come l’editto bulgaro. Accusando Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi di fare un “uso criminoso” della TV pubblica, Berlusconi lanciò un messaggio inequivocabile alla dirigenza Rai: quei tre nomi dovevano sparire dai palinsesti.
Il risultato fu immediato e devastante per la libertà di stampa: Biagi, Santoro e Luttazzi furono messi alla porta. Solo dopo anni di battaglie giudiziarie Biagi e Santoro riuscirono a tornare in Rai, mentre Luttazzi, uno dei più graffianti satirici italiani, non vi ha più condotto alcun programma. Quegli eventi rappresentarono una ferita per la democrazia italiana e un monito su quanto fragile possa essere l’indipendenza dei media.

La missione di Report

Da anni, Report ha raccolto il testimone del giornalismo d’inchiesta, scavando nelle pieghe del potere, analizzando fenomeni complessi e portando alla luce verità spesso scomode. Il programma non risparmia nessuno: politica, economia, multinazionali, criminalità organizzata. Proprio per questo è diventato un bersaglio privilegiato per chi detiene il potere e teme l’esposizione delle proprie contraddizioni.
Attacchi, querele e polemiche non sono mai mancati, ma sono il segno del valore di un giornalismo che non si piega e non si presta a compromessi. Se Report è così importante, è perché incarna l’essenza stessa del servizio pubblico: informare i cittadini, stimolare il dibattito, far emergere le storture del sistema.

Difendere il giornalismo indipendente

Oggi più che mai, la difesa di Report non è solo una questione che riguarda Sigfrido Ranucci e la sua redazione, ma un banco di prova per la libertà di stampa in Italia. I cittadini devono chiedersi: vogliamo una televisione pubblica che si limita a intrattenere e rassicurare, o una che osa raccontare ciò che molti preferirebbero tenere nascosto?
I tentativi di censurare il giornalismo investigativo non sono altro che il sintomo di una democrazia che rischia di indebolirsi. Le pressioni politiche, le minacce di tagli ai finanziamenti o i tentativi di delegittimazione non devono trovare spazio in un paese che si definisce libero.

Un messaggio chiaro: mai più editto bulgaro

Il caso dell’editto bulgaro ci insegna che la libertà di stampa può essere messa a rischio in modo subdolo e graduale. Quella vicenda rappresentò un momento buio della storia italiana, ma la lezione che ne possiamo trarre è chiara: il giornalismo libero deve essere difeso a tutti i costi, anche quando ci mette di fronte a verità scomode.
Difendere Report significa difendere il diritto di sapere, di interrogarsi, di pretendere risposte. La trasmissione di Ranucci rappresenta un patrimonio di tutti, e chiunque voglia metterla a tacere deve sapere che troverà un’opinione pubblica pronta a schierarsi dalla parte della libertà.

Una stampa asservita serve solo i potenti

La democrazia si misura anche dalla capacità di garantire uno spazio libero per il giornalismo. Ricordiamoci sempre che una stampa asservita non serve i cittadini, ma i potenti. Per questo, Report non deve essere toccato. La libertà di stampa è sacra, e se oggi non ci battiamo per difenderla, domani potremmo non averne più una.