Libano, la terra delle diverse verità

La guerra, qualsiasi essa sia, si combatte in mille modi, e non solo con le armi. L’informazione infatti è da sempre uno dei fattori determinanti, spesso anche nel decidere le sorti di questo o quel conflitto. Di sicuro lo è nell’indirizzare l’opinione pubblica. L’importante quindi non è più raccontare la «verità» quanto piuttosto «costruirne» una plausibile. Ne è plastica dimostrazione quanto accaduto ieri in Libano. Fin dalle prime ore del mattino siti e telegiornali ci hanno raccontato dell’ennesima azione compiuta da soldati di Israele contro i Caschi Blu della missione Unifil (tra cui, lo ricordiamo, ci sono oltre 1000 militari italiani). Un’azione ancor più violenta dato che questa volta ad agire era stato addirittura un carro armato… Ovvio che le reazioni e i commenti non potevano che essere di condanna contro Tel Aviv, il governo Netanyhau etc etc etc. Con il passare delle ore però anche grazie al racconto di alcuni inviati italiani in quell’area il racconto dell’accaduto assumeva connotati diversi. La nuova versione era infatti molto diversa da quella iniziale. Il carro armato infatti non stava attaccando la base dei soldati dell’Onu ma in essa cercava rifugio dopo un attacco subito dai miliziani di Hezbollah, attacco in cui due soldati di Israele erano stati feriti in modo grave ed erano nell’infermeria proprio dell’Unifil. E nella sua fuga il blindato ha lanciato dei fumogeni per nascondersi agli attacchi e proprio fumogeni avevano intossicato e ferito i caschi blu.

Da una parte quindi un «attacco deliberato», dall’altra una «fuga dai miliziani». Quale quindi la verità? Cos’è davvero successo ieri? Nessuno lo può dire anche perché ormai siamo ormai pronti a difendere quella che più si adatta alla nostra posizione: i filo palestinesi parleranno di sicuro di azione voluta da Tel Aviv, i pro Israele propenderanno per la seconda versione, quella della fuga. La verità non è più un fatto oggettivo ma uno strumento di opinione e quindi non ne esiste più una sola ma ne esistono varie, da usare alla bisogna. Restando sempre in quell’area del mondo da un anno si racconta delle stragi di civili a Gaza. Ma il numero dei morti viene fornito dal ministero della Salute di Hamas, diciamo non proprio un organismo «super partes».
Siamo nel mondo in cui al mondo una guerra è stata motivata dalla presenza di armi di «distruzione di massa» nelle mani dell’Iraq che, lo abbiamo scoperto anni dopo, non erano mai esistite. Così non è da escludere che nel 2030 rileggeremo in maniera diversa quanto sta accadendo oggi in Libano. Tutti usano l’informazione, la manipolano, mentendo o raccontando solo quello che fa comodo a loro. Basta accendere il televisore e godersi i diversi programmi tv sui principali omicidi degli ultimi anni: la strage di Erba con Rosa e Olindo, la serie Tv su Bossetti e l’omicidio di Yara Gambirasio, la morte di Sarah Scazzi etc etc… Ognuno pronto a raccontare la sua verità, di parte, alla ricerca di un po’ di gloria, successo, visibilità.
E noi ci troviamo bombardati, nel mezzo, indifesi. Con due possibilità: schierarsi, da una parte o dall’altra, oppure fregarsene e lasciare agli altri le loro battaglie.

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